Il tema del caro affitti per gli studenti, insieme alle proteste studentesche in tenda, continua a far dibattere e a dividere l’opinione pubblica. Fra chi commenta ma altresì propone soluzioni c’è il milanese Tomaso Greco, fondatore della casa editrice Bookabook ma anche anima del movimento “Milano, l’affitto che fatica“. Delle proteste in tenda, del perché si è arrivati a questo punto e dei possibili scenari se n’è parlato a Base Luna chiama Terra, il programma di Lorenzo Capezzuoli Ranchi in onda su Radio Cusano Campus.
Caro affitti, Milano capitale dei rincari
- Tomaso, secondo te per studenti e lavoratori, la situazione qual è?
Ci sono due problemi diversi: l’affitto per gli studenti e quello per i lavoratori e i giovani lavoratori. Sui giovani, c’è il problema che molto spesso gli alloggi, gli studentati e comunque la disponibilità di alloggi per studenti è inferiore al gran numero di studenti che sceglie di studiare in determinati atenei. Penso ad esempio a Milano dove negli ultimi 10-15 l’offerta formativa è esplosa – non solo dal punto di vista universitario o per l’università pubblica – però non si è pensato a costruire o provare a destinare agli studenti nuove soluzioni abitative, anche ad esempio recuperando parte del patrimonio pubblico. Insomma si potevano mettere in campo tante politiche. Il problema è che gli studenti arrivano nelle grandi città o vivono già nelle grandi città ci sono nati e hanno desiderio di uscire di casa mentre studiano ma non trovano un’offerta abitativa capace di essere alla portata delle loro disponibilità economiche. Questo è un grande problema.
- E per i lavoratori?
Il problema per chi lavora è il cattivo rapporto fra affitto e stipendio. A Milano il problema del caro affitti è esploso prima che altrove, e la paragono ad altre metropoli europee. Milano non è la città più cara fra le metropoli europee, anzi: se guardiamo agli affitti assoluti, Milano è meno cara di altre metropoli europee. Ma, se guardiamo al rapporto affitti-stipendi, allora Milano ha un pessimo rapporto affitti-stipendi. Si dice che un buon rapporto sia al 28-35% (ovvero quando questa percentuale di salario viene destinato all’affitto). A Milano siamo oltre al 50%. In media siamo al 51,6%. Sostanzialmente una persona va a lavorare più di metà mese solo per pagare d’affitto. Senza contare che non si vive solo di affitto. Dove sono aumentati in maniera importante il canone è aumentato generalmente tutto il costo relativo alla vita. Dal 2015 a Milano c’è stato un aumento del 40% nel costo della casa e appena del 5% relativo ai redditi. Abbiamo avuto una profonda divaricazione. A Milano abbiamo gli affitti di Monaco di Baviera senza averne gli stipendi.
Studenti non vogliono comodità ma vivere l’università
- Alcuni dicono che gli studenti vogliano solamente una vita con meno difficoltà. Secondo te siamo davanti a universitari troppo “comodoni”?
Non si tratta di vivere comodamente ma di accedere a quelle offerte formative e di socialità che la vita universitaria porta con sé e che fa parte dell’esperienza universitaria. Che significa anche poter vivere la città in cui si studia. Del resto, in tutto il mondo gli studentati sono vicini agli atenei. Se noi abbiamo università nei grandi centri abitati è fisiologico che gli studenti vogliano stare il più vicino possibile agli atenei. Poi c’è anche un tema di trasporti. Nell’hinterland milanese gli affitti costano meno rispetto alla città. È senz’altro vero. Ma dove un appartamento costa meno di solito è anche il comune meno servito, dove magari non arriva la metro o dove per arrivare in centro bisogna cambiare più di un mezzo. Gli studenti giustamente chiedono di poter vivere una vita universitaria che non sia passata sui treni ma che sia viceversa vicina all’ateneo dove studiano. È un tema importante e non credo significhi essere viziati.
Contro il caro affitti per gli studenti ci sono delle soluzioni
Sul tema invece delle soluzioni, Tomaso Greco propone una soluzione che sembra essere davvero semplice e alla portata. Basta… una modifica. Ma non solo:
Ci sono sicuramente soluzioni di lungo periodo che prevedono per esempio una strategia di social housing che si allarga all’intera area della città metropolitana, un miglioramento dei trasporti, rendere la città più abitabile e più sostenibile. Ma in realtà c’è anche una misura che potrebbe essere applicata subito e potrebbe andare ad impattare positivamente sul rapporto affitti-stipendi dando un effettivo giovamento a chi fa fatica a vivere a Milano in questo momento. In Italia ci sono delle detrazioni che permettono di recuperare una parte dell’affitto in busta paga. Il paradosso è che a Milano non possono essere utilizzate o possono essere utilizzate in maniera minore rispetto ad altrove perché il tetto al reddito per poterle utilizzare è un tetto che risulta troppo basso per Milano. Bisognerebbe, non solo a Milano ma in tutti quei comuni dove la tensione abitativa è forte e quindi il prezzo degli affitti è più alto alzare questo tetto. Perché altrimenti c’è un paradosso: dove l’affitto è più basso posso ricorrere a queste detrazioni e dove l’affitto invece costa tanto e incide molto sullo stipendio, chi lavora in quella città non può accedervi e non può avere un ribilanciamento del rapporto affitti-stipendi. È una cosa semplice: si tratta di adeguare una legge che esiste già. In Italia non costa ovunque tutto allo stesso modo. Adeguando questa legge chi lavora a Milano avrebbe qualcosa in più in busta paga, recuperando una parte dell’affitto.