La tomba di Mahsa Amini, in Iran, la ventiduenne curda la cui morte in custodia cautelare per non aver indossato correttamente il velo ha fatto scatenare gigantesche proteste antigovernative, è stata attaccata dai vandali. La famiglia ha mostrato le foto della lapide: la lastra di vetro che la copriva è stata rotta nel cimitero di Aichi nella città occidentale di Saqqez.

Iran, attaccata la tomba di Mahsa Amini

Secondo il fratello si tratta del secondo attacco negli ultimi mesi. “Anche il vetro della tua lapide li infastidisce“, ha scritto Ashkan Amini, senza incolpare direttamente nessuno. E poi ha promesso: “Non importa quante volte lo rompono, lo aggiusteremo. Vediamo chi si stanca per primo”.

L’avvocato della famiglia Amini afferma che i vandali erano già noti per azioni simili in passato. E secondo quanto riferisce, il padre di Mahsa avrebbe detto che le autorità hanno fortemente scoraggiato la costruzione di una tettoia protettiva sulla tomba, minacciando un saldatore locale che la sua attività sarebbe stata chiusa se avesse portato a termine il lavoro.

Mahsa Amini è morta il 16 settembre in un ospedale di Teheran, tre giorni dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per non indossare correttamente l’hijab, il velo. Testimoni hanno affermato che la ventiduenne fosse stata picchiata mentre era in custodia ma le autorità hanno negato che fosse stata maltrattata e hanno detto che la sua morte fosse dovuta a una “improvvisa insufficienza cardiaca”.

Dopo la sua morte enormi proteste di solidarietà si sono diffuse in tutto il Paese, con le donne che, in massa, si strappavano i veli dalle loro teste in segno di protesta. Le manifestazioni si sono convertite in una delle sfide più serie per la Repubblica islamica dalla rivoluzione del 1979.

Sette manifestanti sono stati inoltre giustiziati da dicembre in seguito a quelli che un esperto delle Nazioni Unite ha definito “processi arbitrari, sommari e farsa viziati da accuse di tortura”. Altre decine sarebbero state condannate a morte o accusate di reati capitali.