Parere favorevole dalla Procura generale di Milano a proposito dell’istanza di affidamento terapeutico in una comunità presentata dalla difesa di Alberto Genovese. Già condannato in via definitiva a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni, l’ex imprenditore del web era tornato in carcere lo scorso 13 febbraio. In precedenza aveva trascorso un periodo ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi.
Genovese è stato ritenuto colpevole di due casi di violenza sessuale, risalenti al 2020, su due modelle stordite con un mix di stupefacenti. Durante l’udienza per la discussione dell’istanza della sua difesa, i suoi nuovi legali, gli avvocati Salvatore Scuto e Antonella Calcaterra, sono comparsi davanti ai giudici della Sorveglianza (presidente Cossia, relatore Luerti e due esperti).
Genovese punta all’affidamento terapeutico, perché la Procura generale di Milano ha dato parere favorevole alla richiesta della difesa
La Procura generale ha dato parere favorevole alla richiesta della difesa perché tale richiesta rispettava alcuni requisiti. Per cominciare, la pena residua, tolto il cosiddetto pre-sofferto, che l’ex fondatore di start up digitali deve ancora scontare è inferiore ai 4 anni. Genovese ha già scontato, in particolare, la fetta di pena che copre le imputazioni di violenza sessuale, reato ostativo alla misura alternativa al carcere.
L’affidamento terapeutico, inoltre, si può richiedere quando la pena residua non supera i 6 anni. Le premesse erano dunque valide per il parere favorevole del sostituto pg Giuseppe De Benedetto. A questo punto la palla passa ai giudici: la decisione dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.
La sentenza di condanna nei confronti di Genovese era arrivata lo scorso settembre 2022. Il giudice aveva ricalcolato al ribasso la pena: da 8 anni e 4 mesi si era passati a poco meno di 7 anni. Una decisione legata alla rinuncia, da parte della difesa dell’imputato, ad impugnare in appello. Sulla base delle nuove norme della legge Cartabia, ciò ha portato ad una riduzione della pena.