Pensioni, Quota 41 per tutti perde terreno, almeno nella versione senza limite anagrafico, da sempre cavallo di battaglia della Lega. Il motivo? Non ci sono le coperture ed è improbabile che possa essere varata nel 2024.

Pensioni, Quota 41 per tutti perde terreno

Claudio Durigon, in un’intervista rilasciata ad aprile al quotidiano Il Tempo, ha dichiarato che quota 41 per tutti rimane l’ipotesi principale sul tavolo del governo:

“Aspettiamo la prossima legge di Stabilità per capire su quante risorse possiamo contare. Ma l’obiettivo del governo, in tema di pensioni, resta quello dei 41 di contributi a prescindere dall’età anagrafica. L’impegno che ha preso l’esecutivo Meloni è di portarla a compimento entro la fine della legislatura. Ma sono fiducioso che riusciremo a portare a casa la riforma anche prima”.

In realtà, a smentire Durigon ci ha pensato il suo collega di partito e Ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, il quale ha messo in chiaro che

“nella prossima Manovra il governo non potrà contare su risorse infinite e le priorità sono già state individuate: rendere strutturale il taglio del cuneo, avviare la riforma fiscale e adottare misure in ottica natalità”.

Dunque, basandoci sulle dichiarazioni del titolare del MEF, la riforma strutturale delle pensioni difficilmente prenderà forma il prossimo anno. Per questo, nel 2024 ci potrebbe essere la proroga dell’attuale quota 103, introdotta dal governo Draghi, che prevede l’uscita dal lavoro a 62 anni d’età e 41 anni di contributi.

Opzione donna e Ape sociale

Nella maggioranza c’è intesa su un graduale allargamento del bacino dell’Ape sociale, modulandola in base alle risorse che saranno realmente disponibili.

Per quanto riguarda Opzione donna invece, è un dato di fatto che la platea di lavoratrici che hanno utilizzato questo canale si sia notevolmente ridotta nell’ultimo anno. Per questo, potrebbe esserci un ritorno alla versione in vigore nel 2022, come chiede una parte del centrodestra.

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