Il professor Andrea Crisanti vuole una politica lontana dalla sanità pubblica. Il microbiologo, Senatore del Partito Democratico, ha anche crewato una raccolta firme sul tema. Questo uno degli argomenti trattati nel corso della trasmissione L’Imprenditore e gli Altri, condotta da Gianluca Fabi su Cusano Italia Tv.

Crisanti: “Non voglio arrendermi al declino della Sanità”

L’obiettivo del professor Crisanti in tema di sanità è di “ripristinare all’interno della Sanità un sistema fisiologico”, senza interferenze esterne:

Non mi voglio arrendere al declino della Sanità. La politica ha il diritto di indirizzo e di controllo ma non si deve sovrapporre al ruolo del controllato, ovvero del dirigente. Altrimenti si crea una catena di comando in cui le responsabilità praticamente non si identificano più. È una cosa sana stabilire una dialettica tra controllore e controllato. Vogliamo dei dirigenti che siano in grado di dire no al politico e che siano in grado si rappresentare le esigenze dei medici, degli operatori sanitari, delle associazioni dei pazienti e della comunità locale. Il disastro è sotto gli occhi di tutti e penso non ci si deve rassegnare a questa situazione. Molti dicono che ci vogliono risorse e sicuramente è vero ma lei metterebbe una benzina nella macchina con il serbatoio bucato? Il sistema è malato.

Il Covid e le promesse infrante

Nel corso della conversazione il professor Crisanti dice la sua anche sul tema di una sanità illusa dalle tante promesse emerse durante la pandemia da Covid, non senza puntare anche l’attenzione sulla scarsa considerazione del servizio sanitario nazionale e sullo scarso supporto fornito dal privato.

La sanità pubblica durante il periodo covid ha dato veramente un esempio memorabile. Parlo della pubblica perché la sanità privata non è stata di grandissimo aiuto: non scordiamoci che gli ospedali privati, nella maggior parte, non avevano pronto soccorso né posti di rianimazione. Non scordiamocelo perché oggi c’è una legislazione che trasferisce il profitto dal pubblico al privato. Gli ospedali privati non hanno reparti di neonatologia perché il modello di business è quello “Io faccio un intervento di cardiochirurgia perché ha un livello di remunerazione elevatissima, dopodiché se il paziente ha un problema lo trasferisco all’ospedale pubblico perché io, privato, non ce l’ho”. Quindi, chiaramente c’è tutta da fare una revisione e redistribuzione degli oneri dal pubblico al privato. Non è possibile che tutte le cose che costano di più le deve fare il pubblico e il privato deve soltanto prendersi le cose che gli fanno comodo o le ciliegine più remunerative. Questa cosa deve finire e paradossalmente sono i presidenti delle Regioni che hanno il potere di aprire presidi privati.

  • Il tema della sanità fra Stato e Regione, professore, è un tema di cui si discute molto

I presidenti delle Regioni, oltre ad avere un potere assoluto e illimitato di controllo dal livello praticamente dei direttori generali, primari e, le posso assicurare per quanto riguarda la Regione Veneto, fino a livelli più bassi, hanno il potere di permettere a strutture private di essere accreditate e di aprire nuovi presidi privati. Questa situazione non esiste in nessuna altra parte del mondo.

“I farmacisti-impiegati per un sistema malato”

L’avanzata del privato non va soltanto a colpire le strutture sanitarie e i presidi di assistenza ma anche le farmacie. In Italia il 20% delle farmacie è in mano ai grandi gruppi industriali, il che significa che i nostri farmacisti fanno gli impiegati. Ci sono gruppi che a Milano controllano 400 farmacie in Regione Lombardia e che i nostri farmacisti sono diventati impiegati che aprono gli sportelli e danno le medicine. Parliamo anche di questo, di leggi che stanno completamente cambiando il mercato delle farmacie.

  • Professor Crisanti nella sanità pubblica c’è una rassegnazione che si respira nelle sale dei Pronto Soccorso, dove i pazienti aspettano anche 8 ore per visita

L’attesa nei Pronto Soccorso, le liste di attesa per un’analisi o per uno specialista sono solo un sintomo perché la funzione di un sistema sanitario si misura con parametri più misurabili come il tempo che intercorre fra un sintomo e la diagnosi, fra diagnosi e terapia, fra sopravvivenza dopo la terapia e la terapia. Tutti questi dati ad oggi sono in negativo: non è un caso che in Italia negli ultimi due anni l’aspettativa media di vita non è aumentata e anzi è diminuita. Questo è il sintomo di un sistema sanitario che non funziona. Come è un sintomo il fatto che gli italiani spendano 40 miliardi di tasca propria per curarsi. Senza contare che il 40% del budget della sanità è in sanità convenzionata. Se gli italiani spendono 40 miliardi di tasca propria significa che chi se lo può permettere ha una qualità di vita migliore e vive di più. Questo è un sistema che genera un’ingiustizia intollerabile. Questo risultato poi è dovuto a una gestione capillare e periferica malata. Sicuramente i soldi mancano, è vero. Il sistema sanitario nazionale ha subito danni lineari a partire dal 2008 in poi. E su questo non c’è dubbio, che questi tagli abbiano inciso. Ma questi tagli non hanno fatto altro che mettere in evidenza un sistema che non può più funzionare. Non rassegniamoci a questa cosa. Il declino del SSN si può arrestare. Non è detto che dobbiamo andare tutti verso la sanità privata. Una sanità privata, così come la stiamo concependo, quale scivolamento progressivo verso strutture private, porta solo ingiustizia sociale e disuguaglianza.