Roberto Rulli non è un nome sconosciuto, per i tifosi di calcio che frequentano le curve è anzi uno dei nomi simbolo della Storia ultrà nel belpaese. Un ragazzo diventato simbolo ed effige perché il suo era un messaggio vero e senza personalismi o egoismi, sempre con la As Roma nel cuore, al primo posto.
Chi era Roberto Rulli?
Fino a poco tempo fa chi entrava all’Olimpico per una partita della Roma non poteva non notare al centro della curva sud lo striscione “Brigata Roberto Rulli”. Quella scritta tanto simbolica, ricordava un ragazzo romano che tanto ha dato al tifo giallorosso. Come raccontano i tanti blog legati al tifo Roberto Rulli è il fondatore, nel 1972 quando aveva appena tredici anni, dei Fedayn. Il gruppo dei tifosi della Roma posizionato sul muretto 17 della vecchia curva. Gruppo che ai tempi aveva connotazioni politiche di sinistra ed era composto per lo più da ragazzi provenienti dal quartiere Quadraro-Cinecittà.
Origine del nome ‘Fedayn’
Lo stesso Roberto raccontava del perché della scelta del nome condizionata da periodo, gli anni 70, in cui i media continuamente nominavano i Fedayn indicando un gruppo terroristico di liberazione palestinese. Fu proprio Roberto Rulli, in un’intervista del 1977 rilasciata a “Giallorossi”, che ora si trova sui siti dei tifosi giallorossi, a spiegare il perché di quel nome: “Noi del Quadraro già cinque anni fa ogni domenica seguivamo la Roma. Alle dieci eravamo davanti allo stadio. La gente che ci vedeva per la strada, in quel periodo che la nostra squadra non andava molto bene, ci dava dei suicidi, dei “Kamikaze” e ci diceva “Siete peggio dei Fedayn”. Da allora questo nome che ci avevano affibbiato ci è piaciuto e lo abbiamo tenuto”.
Il ricordo di Roberto Rulli è sempre vivo nel tifo della Roma
Roberto Rulli scomparve il 19 maggio del 1990 e da allora il suo ricordo ogni anno viene rilanciato attraverso striscioni e commemorazioni in Curva Sud. Da sempre il giovane fondatore dei Fedayn è il simbolo di un modo di intendere il tifo. Già nei primi anni dalla scomparsa il pensiero dei tifosi era tutto per il suo modo di essere capo senza prepotenza o arroganza. “Riusciva a trattare tutti allo stesso modo, evitando così di creare malumori o gelosie all’interno del gruppo facilitato, forse in questo, del fatto che i Fedayn, salvo alcune eccezioni, provenivano per lo più dallo stesso quartiere (Quadraro). Perciò amici anche e soprattutto fuori dallo stadio”. Scrivevano i tifosi già nel 1992. “Negli stadi più caldi d’Italia e nei momenti più delicati dei nostri viaggi domenicali era sempre un punto di riferimento costante per tutti, dimostrandosi in ogni situazione un leader a tutti gli effetti”.
Le sue parole sono il migliore spot di un tifo autentico
Per Roberto Rulli la Roma era una cosa sola con il territorio. Il tifo era una questione di appartenenza alla propria città e alla volontà di portarla sempre alla vittoria: “Io sono romano – diceva – e come tale voglio che il nome della mia città prevalga sempre su qualsiasi altro. Quando la Roma vince per me è l’intera città che ha sconfitto quella avversaria. Questa è la miglior soddisfazione che possiamo avere. Quindi noi consideriamo i giocatori solo gli alfieri con i quali la Società porta in alto il nome della nostra amata città. Ribadisco quindi che non consideriamo affatto idoli queste persone
Striscione vietato per la partita contro la Salernitana
Nella serata di ieri 22 maggio, durante la partita tra Roma e Salernitana, la polizia del commissariato di Prati ha vietato l’ingresso di uno striscione proprio della Curva Sud in ricordo del compianto Roberto Rulli che recitava: “9/05/23 A Roberto, abbiamo vissuto nel tuo mito onorandoti ogni minuto, seppur non ci è riuscito… tu vegliaci e vedrai che un giorno, nel tuo nome, avremo ancora combattuto!”, questo il contenuto dello striscione.
Roberto rulli vive????❤️???? pic.twitter.com/goHlks1yPb
— CURVASUDROMA (@CURVASUDROMA2) May 22, 2023