All’apertura della 77esima Assemblea Generale vaticana, il cardinale Matteo Zuppi si è espresso su temi caldi della nostra attualità, trattando nel dettaglio le questioni legate ai migranti, alla natalità, agli abusi e non solo.

In particolare, per il presidente della Cei le porte chiuse ai migranti sono solo l’effetto della «triste società della paura»: l’atteggiamento dell’Italia verso chi scappa dal proprio Paese dovrebbe sforzarsi di essere dunque più inclusivo, comprendendo tutti i vantaggi dell’arrivo di persone nel territorio.

Chiudere le porte a chi bussa è, alla fine, nella stessa logica di chi non fa spazio alla vita nella propria casa. Del resto abbiamo bisogno di migranti per vivere: li chiedono l’impresa, la famiglia, la società. Non seminiamo di ostacoli, con un’ombra punitiva, il loro percorso nel nostro Paese!

Le parole di Zuppi fanno particolare riferimento ai continui rinvii dello Ius Culturae, misura da anni dibattuta in Italia ma non ancora arrivato ad una sua approvazione.

C’è un livello di difficoltà burocratica che rende difficile il percorso d’inserimento, i ricongiungimenti familiari, il tempo lungo per ottenere i permessi di soggiorno, mentre si trascurano i riconoscimenti dei titoli di studio degli immigrati (che pure sono un valore per la nazione) o ancora si rimanda una decisione sullo ius culturae.

Zuppi: “Natalità e accoglienza sono parte dello stesso orizzonte”

Aprendo la 77esima Assemblea Generale del Vaticano, Zuppi ha ricordato il discorso di Papa Francesco agli Stati Generali della Natalità, affermando che nuove nascite e accoglienza non sono due valori da contrapporre:

Il Pontefice ha ben chiarito come natalità e accoglienza siano nello stesso orizzonte di apertura al futuro. Non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c’è nella società.

Restando sul tema della natalità, il presidente della Cei ha anche parlato di «cultura della vita» che nasce e cresce all’interno della famiglia, criticando la scelta dell’utero in affitto. Questa evenienza costringerebbe, secondo Zuppi, le donne, spesso le più povere, ad essere utilizzare come mezzo per il desiderio di genitorialità altrui.

Alla 77esima Assemblea Generale del Vaticano si parla anche di alloggi pubblici, Costituzione e anziani

Tanti gli argomenti toccati dal cardinale Matteo Zuppi nel suo discorso di apertura all’Assemblea Generale del Vaticano. Oltre alla questione migranti, allo Ius Culturae e alla natalità, il presidente della Cei si esprime anche sugli alloggi pubblici e sul costo delle abitazioni.

Non c’è vita degna e non c’è famiglia senza casa. Il piano della costruzione di alloggi pubblici è rimasto abbandonato da anni. C’è un bisogno di casa a costi accessibili. Perché l’Italia, da anni, non si fa casa ospitale per le giovani coppie e per chi non ha casa? Può essere utile la riconversione di parte del patrimonio pubblico per l’edilizia popolare.

Matteo Zuppi ha parlato anche di temi molto politici, come il cambiamento della Costituzione. Per il cardinale, la nostra Costituzione è la «casa comune», la cui architettura ha subito negli anni la volontà di cambiamento di alcuni attori politici. Per consentire un cambio della carta costituzionale però è necessario «ritrovare uno spirito costituente, come fu nel Dopoguerra»: in quel caso tutte le parti avvertirono un senso di responsabilità comune e misero da parte la lotta politica. Un primo banco di prova sarebbe, secondo Zuppi, l’approvazione disuna legge elettorale nuova, «adeguata e condivisa».

Sotto il vaglio di Zuppi passa anche la situazione che molti anziani vivono nel nostro Paese. Secondo il cardinale questa categoria di persone, insieme ai poveri, è stata spesso dimenticata dalla politica. I più deboli dovrebbero dunque tornare al centro dell’azione dei partiti:

Alla disponibilità costante al dialogo e alla collaborazione leale si accompagnano le richieste pressanti di adottare politiche che abbiano un’attenzione particolare ai più deboli: non solo a quanti si trovano in uno stato di povertà economica, ma anche a quanti sono segnati dalla malattia, a quanti vedono violati i propri diritti fondamentali, a quanti attendono una sentenza giusta e celere.

Abusi, Zuppi: “Che la vergogna e lo scandalo non siano dimenticati“

La lunga arringa del cardinal Zuppi si conclude con la trattazione dell’argomento delicato degli abusi. Il presidente della Cei chiede senza mezzi termini che gli scandali vengano trattati con impegno, senza opacità o giustizialismi. In questo senso, appaiono illuminanti le Linee guida della Conferenza episcopale italiana, oggi ricordata da Zuppi:

La vittima va riconosciuta come persona gravemente ferita e ascoltata con empatia, rispettando la sua dignità. Tale priorità è già un primo atto di prevenzione perché solo l’ascolto vero del dolore delle persone che hanno sofferto questo crimine ci apre alla solidarietà e ci interpella a fare tutto il possibile perché l’abuso non si ripeta.