Dopo la pandemia da Covid-19 ogni allarme sanitario riguardo una nuova influenza registra preoccupazioni in tutto il globo. Questa volta tocca all’influenza aviaria, già nota alle cronache dopo varie emergenze in Asia, Europa e America Latina.
Sintomi e pericolo dell’influenza aviaria nell’uomo
Per l’uomo i sintomi per l’influenza aviaria sono simili a quelli influenzali comuni. Presenta febbre alta (maggiore o uguale a 38°C) e tosse seguiti da sintomi che coinvolgono le basse vie respiratorie, tra cui dispnea o difficoltà respiratorie. I sintomi delle alte vie respiratorie come mal di gola o raffreddore sono meno comuni. Il nostro ministero della Salute scrive nelle sue pagine sul virus che in termini di trasmissione, sono sporadiche le infezioni umane con virus dell’influenza aviaria e altri virus zoonotici.
Animali vivi e mercati senza controllo: ecco i potenziali focolai
C’è un però, infatti per l’uomo esiste un principale fattore di rischio con l’esposizione ad ambienti contaminati con alta carica virale. Il rischio aumenta a stretto contatto con gli animali infetti, siano essi vivi o morti. Sono quindi situazioni a rischio d’influenza aviaria per l’uomo: i mercati di uccelli vivi, diverse fasi della lavorazione del pollame, come la macellazione, la spiumatura, la manipolazione delle carcasse. Non si registrano casi invece di trasmissione verso l’uomo del virus attraverso la manipolazione delle carni di pollame o uova adeguatamente preparati e trattati termicamente, come la cottura
In molti pazienti con virus dell’influenza aviaria A(H5) o A(H7N9), la malattia ha un decorso clinico aggressivo. Ai sintomi normali da influenza a quella aviaria per l’uomo se ne possono presentarne anche diversi. L’OMS riferisce che in alcuni pazienti sono stati riportati anche altri sintomi come diarrea, vomito, dolore addominale, sanguinamento dal naso o dalle gengive, encefalite e dolore toracico. Le complicanze dell’infezione comprendono polmonite grave, insufficienza respiratoria ipossiemica, disfunzione multiorgano, shock settico e infezioni batteriche e fungine secondarie.
Per l’Unione Europea la soluzione sono i vaccini
Non è il primo né sarà l’ultimo allarme quello registrato in Brasile. E anche se ancora non si è scoperto un vaccino efficace, l’Unione Europea si è già mossa da tempo per trovare una fornitura di eventuali futuri vaccini. La commissione europea ha infatti firmato alcuni contratti, con due case farmaceutiche, Gsk e Seqirus Uk. Sulla scia dei contratti firmati per la pandemia da Covid la commissione ha voluto anticiparsi. La UE ha opzionato diverse soluzioni qualora scoppiasse la circolazione del virus senza controllo tra esseri umani.