Una fuga dalla sanità inarrestabile. La corsa a chi lascia prima corsie, ambulatori e studi è ormai un fenomeno a tuttotondo per quanto riguarda il mondo della sanità.
In principio erano i medici in fuga dagli ospedali
Se da anni ormai gli ospedali e le strutture pubbliche continuano a registrare una fuga perenne fra chi preferisce fare attività privatista e chi opta invece per una carriera da gettonista – professionisti pagati non mensilmente ma a turno effettivamente lavorato – l’emorragia che colpisce il sistema sanitario nazionale si sta aggravando.
Parola chiave: stress
Fra le cause che spingono in molti a lasciare le corsie anche lo stress. Sarebbero oltre la metà – il 52% – i medici in burnout, aggravati da turni troppo lunghi e da situazioni logoranti, a tal punto che sarebbero ben 100mila all’anno gli errori negli ospedali italiani causati dal super lavoro, secondo la Fadoi, Federazione dei medici internisti ospedalieri.
In fuga anche medici di famiglia
C’è chi poi ha scelto la carriera da medico di famiglia. Una situazione che sta andando incontro a una vera e propria desertificazione. Secondo i dati dell’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, nel 2025 saranno solo 36mila i medici di famiglia operativi sul territorio, il 15% in meno rispetto al 2019. Dati allarmanti fra coloro che sono giunti al pensionamento e un ricambio che, di fatto, non c’è stato. Ad aggravare la situazione, l’età anagrafica: in particolare i medici di base sono quelli che hanno l’età più alta. Sono oltre 30mila quelli con 27 anni di professione, a fronte di soli 600 neolaureati.
Scappano anche i farmacisti
Ma non solo le corsie a svuotarsi. Anche le farmacie. Anche l’86% dei medici dietro al bancone infatti ha pensato o vorrebbe lasciare il suo lavoro: fra i dati della Fenagifar, la Federazione nazionale associazioni giovani farmacisti fra i principali motivi, lo stress, la retribuzione e la crescita professionale in quelle strutture che, per molte aree del nostro Paese lontano dalle grandi città rappresentano l’unico punto di contatto fra popolazione e sanità.
Una corsa che sembra inarrestabile e che trasforma i medici in creature a rischio di estinzione.