Master in Psicologia delle Cronicità Unicusano: “Stiamo facendo passi avanti sulle terapie. L’obiettivo è cercare una cura definitiva“, ha concluso così l’intervista radiofonica Roberta Pica, con un pensiero ottimista e di speranza sulle patologie croniche. “L’assistenza ai pazienti con malattie croniche è una priorità. E’ il decennale della Società Italiana di GastroReumatologia, nel tempo abbiamo constatato che i pazienti manifestano malattie reumatologiche, dermatologiche, oculari. Sono pazienti complessi, hanno bisogno di assistenza polispecialistica“, ha aggiunto subito dopo.
Master in Psicologia delle Cronicità, le patologie correlate
“Assistiamo ad un’aumentata incidenza delle patologie psichiatriche, e del disagio psicologico. Durante il congresso del 6 e 7 ottobre a Roma tratteremo la tematica con approccio psicologico al paziente, e alla malattia cronica. Si tratta di malattie con un’eziologia sconosciuta, ma composta da diversi fattori: la predisposizione genetica, i fattori ambientali, lo stress psicologico, le patologie psichiatriche – ha spiegato la Presidente della Società Italiana di GastroReumatologia, gastroenterologa, primario di Gastroenterologia Ospedale Sandro Pertini di Roma, intervenuta aa Società Anno Zero, su Radio Cusano Campus – i fattori scatenanti sono diversi: quello predisponente, quello ambientale, il microbiota intestinale, per cui c’è un’aggressione alle difese autoimmuni“.
Malattie invisibili
“Interessarsi all’intestino quando un paziente ha una malattia cronica interessa diversi aspetti, fanno tutti parte della psicologia della cronicità. Le malattie croniche intestinali sono malattie invisibili, malattie che non vengono percepite come gravi patologie, malattie che provocano dolori addominali, per questo devono essere conosciute e trattate adeguatamente – ha aggiunto la presidente e docente – l’incidenza delle malattie croniche intestinali coinvolge circa 250mila pazienti“.
Prima di tutto, accettare il problema
“Bisogna prima di tutto lavorare sull’accettazione del problema che li vede coinvolti. La malattia è spesso un’opportunità per rafforzarsi. Molti dei ragazzi non riescono a vedere una via d’uscita, stiamo parlando di pazienti che conoscono la storia della malattia e sanno che la terapia che va costruita in stretto rapporto col gastroenterologo – si è congedata Pica – per raggiungere una qualità della vita spesso sovrapponibile a quella di un paziente che non ha nulla“.