Mancano due settimane e gli USA potrebbero cadere in un clamoroso default. Il Presidente Joe Biden si dice ottimista ed è in interlocuzione constante con lo speaker della Camera, Kevin McCarthy, per evitare il disastro. Come Giorgia Meloni è tornata anzitempo dal G7, intenta a gestire una crisi interna, quella dell’alluvione in Emilia-Romagna, lo stesso ha fatto Biden rientrato a Washington poche ore fa. Sull’agenda del Presidente c’è una cosa, tra le altre, in cima e cerchiata in rosso: riprendere i colloqui in vista della scadenza del 1 giugno, data entro la quale il Tesoro Usa dovrà autorizzare il Congresso a contrarre ulteriori prestiti.
Default USA: la trattativa Biden-McCarthy
Joe Biden e Kevin McCarthy hanno parlato sull’air force one. I comunicati post summit descrivono un quadro positivo e produttivo ma l’accordo, a ben vedere, è ancora lontano. Anche perché le ultime richieste mosse dal Partito Repubblicano, specialmente quella dei tagli alla spesa come condizione per aumentare l’autorità di prestito del governo centrale, sono state giudicate irricevibili. Insomma: c’è ancora molto di cui parlare. Questa – riporta l’AGI – la posizione del presidente USA:
Non accetterò un accordo con i Repubblicani che protegga miliardi di sussidi per le Big Oil e metta a rischio l’assistenza sanitaria di 21 milioni di americani.
Joe Biden, seppure continui a dirsi ottimista e fiducioso che si possa giungere ad un accordo, mette pure le mani avanti per cercare di difendere la sua amministrazione in caso di crack. Ecco perché da Hiroshima, dove si trovava per il G7, ha fatto sapere di non poter escludere che: “I repubblicani non forzeranno un default facendo qualcosa di scandaloso”.
Cosa dice il 14esimo emendamento
Ecco perché Joe Biden potrebbe, obtorto collo, optare per bypassare l’interlocuzione con il Partito Repubblicano e decidere di procedere in autonomia. È questo il motivo per cui il numero uno della Casa Bianca ha messo, nelle scorse ore, il suo staff a passare al setaccio il 14esimo emendamento della costituzione americana dove si fa riferimento al fatto che la validità del debito pubblico “non deve essere messa in discussione”. Sulla possibilità di decidere autonomamente Biden – scrive l’AGI – ha detto:
Penso che ne abbiamo l’autorità. La domanda è se sia possibile farlo e invocarlo in tempo.
Che significa che in USA si rischia il default e qual è la strategia repubblicana
L’innalzamento del tetto del debito è di solito una procedura annuale che non provoca particolari controversie, ma quest’anno il Partito Repubblicano ha trasformato la minaccia di default in una potente leva per cercare di costringere Biden ad accettare tagli alla spesa. Se non si arrivasse ad un accordo il governo degli Stati Uniti avrebbe bisogno di ulteriori prestiti per far fronte alle spese. L’impressione è che il GOP voglia far leva su questo impasse per mettere in difficoltà Biden in vista delle elezioni del 2024. Il mancato raggiungimento di un accordo sul tetto del debito, infatti, lascerebbe Washington incapace di pagare i suoi conti e scatenerebbe una serie di onde d’urto economiche negative in tutto il mondo. Un fardello di cui Joe Biden dovrebbe farsi carico, e responsabilità, in campagna elettorale.
Secondo il Dipartimento del Tesoro, il governo potrebbe rimanere senza soldi e andare in default sui pagamenti del suo debito di 31.000 miliardi di dollari a partire dal prossimo 1 giugno se il Congresso, dove i repubblicani controllano la Camera dei Rappresentanti, non autorizzerà ulteriori prestiti. Il segretario al Tesoro Janet Yellen ha dichiarato alla Nbc che: “Le probabilità di arrivare al 15 giugno, riuscendo a pagare tutti i nostri conti, sono piuttosto basse”. La data cruciale, a questo punto, rimane quella del 1 giugno. Biden deve correre.