Come prevenire la demenza senile? Con la terapia occupazionale mediata dalla rete. E’ il nemico numero uno dei senior. Un tarlo che si autoalimenta nutrendosi delle funzioni intellettive, psichiche e del comportamento, degli anziani. Ne abbiamo parlato a Società Anno Zero, su Radio Cusano Campus, con Eleonora Selvi, presidente Fondazione Longevitas.

Come prevenire la demenza senile? Chi usa le tecnologie ha un rischio del 43% più basso

Lo studio pubblicato sul Journal of the American Chemical Society ci dice che usare internet in modo positivo, ovvero senza passarci intere giornate, ha effetti positivi nel contrasto del decadimento cognitivo. I ricercatori hanno tenuto sotto controllo lo stato della salute cognitiva di oltre 18mila adulti. Molti anni hanno lavorato a questa ricerca, per quasi otto anni. Le persone avevano un’età tra i 50 e i 65 anni. E’ emerso che gli utenti che navigavano regolarmente in internet avevano un rischio più basso del 43% di sviluppare demenza. E’ uno spunto interessante – ha spiegato Eleonora Selvi – siamo portati ad avere un atteggiamento di diffidenza, apocalittico, nei confronti delle nuove tecnologie, ma sono strumenti che, se usati in modo adeguato, possono aprirci ad attività nuove e curative“.

Operazioni bancarie, visite mediche, sono alcune attività che converrebbe svolgere online

Sono i familiari che prima di altri dovrebbero introdurre i nonni all’uso del web. “Le operazioni bancarie, la prenotazione di una visita medica sono alcune delle attività che converrebbe svolgere online anche per evitare attese improbabili fuori dagli uffici. Non solo, qui si consuma la maggior parte delle truffe peggiori – ha aggiunto la presidente Selvi – il terzo settore può avere un ruolo fondamentale nel creare campagne di sensibilizzazione, ma potrebbero essere anche gli stessi senior alfabetizzati ad aiutare agli altri. Bisogna sviluppare contenuti formativi specifici, capire i bisogni della popolazione e arrivarci con le tecnologie“.

Prima di tutto bisogna aumentare e proporre i programmi di inclusione digitale

Ideare e proporre “programmi di inclusione digitale facendoli passare attraverso importanti luoghi di formazione permanente, come le università della terza età, centri sociali per anziani, o luoghi di socializzazione, è il primo passo da compiere. Qui è possibile raggiungere una importante fetta della popolazione, che magari è proprio quella che ha avuto meno dimestichezza con le tecnologie nel corso della vita lavorativa – ha sottolineato Selvi – e poi va detto che dove non arrivano le istituzioni al terzo settore ci arriva la tecnologia in mono più diretto“.

Il ruolo degli assistenti digitali

L’altro fattore di riflessione rispetto al massiccio ingresso delle tecnologie nella vita di tutti è dato “dal ruolo degli assistenti digitali. Un ruolo che i dispositivi a comando vocale hanno nelle nostre vite. L’intelligenza artificiale finirà per sorprenderci tutti e diventare lo strumento più vicino alle capacità della popolazione senior e non solo – si è congedata l’esperta – ce lo sta dimostrando la chat GPT come, da un momento all’altro, ci troviamo a fare i conti con rivoluzioni che mettono in discussione il rapporto con la tecnologia. Il progresso è rapido e verticale, ci sorprenderà“.