Chi è Tamara Pisnoli e perché se ne sta parlando? Nota per essere stata sposata con il calciatore Daniele De Rossi – con cui ha avuto la figlia Gaia – dal 2006 al 2009, la donna è stata recentemente condannata a sette anni e due mesi di reclusione per tentata estorsione, lesioni e rapina aggravata per aver orchestrato e preso parte a un agguato ai danni dell’imprenditore Antonio Ieffi. Secondo i giudici che l’hanno ritenuta colpevole, la 39enne avrebbe alle spalle una lunga storia “criminale”, iniziata con l’omicidio del padre nel 2008. Nel tempo, dopo la separazione dal giocatore dell’As Roma, ha avuto storie e frequentazioni con diversi uomini, molti dei quali con precedenti penali.
Chi è Tamara Pisnoli, l’ex moglie di De Rossi incarcerata
Trentanovenne, romana, Pisnoli è l’ex moglie del giocate dell’As Roma Daniele De Rossi. I due si sono sposati nel 2006, dopo aver dato alla luce una bambina, Gaia. La loro relazione, iniziata con un colpo di fulmine ai tempi in cui lei lavorava come ballerina per “Sarabanda”, qualche anno prima, non era però destinata a durare. Nel 2009, infatti, i due si sono separati. La donna ha poi intrapreso una relazione con il milionario Arnaud Mimran (condannato per frode e per rapimento), dopo aver frequentato, tra gli altri, Fabrizio Corona e Peppe Casamonica, tutti con precedenti penali. Attualmente è sposata con l’imprenditore Stefano Mezzaroma. Al di là della sua vita sentimentale, è finita più volte sotto i riflettori per i suoi problemi con la giustizia.
Tutto inizia nel 2008, quando il padre Massimo, pregiudicato, viene ucciso con due colpi di fucile ad Aprilia da due complici con i quali avrebbe dovuto spartirsi la refurtiva di una rapina. Un episodio che incrina i rapporti della donna con l’ex marito, spingendola a frequentare uomini anche poco raccomandabili. Al 2013 risalgono i fatti per i quali, di recente, è stata condannata a sette anni e due mesi di reclusione. I reati riconosciutigli sono quelli di tentata estorsione, lesioni e rapina aggravata. Stando a quanto emerso dalle indagini, la donna avrebbe stretto un accordo con l’imprenditore Antonio Ieffi, amico di un suo ex compagno, Manuel Milano, per entrare in un progetto sul fotovoltaico.
Alla fine della relazione con l’uomo, avrebbe poi chiesto a Ieffi di poter uscire. Non prima, però, di aver riottenuto il denaro precedentemente investito (80mila euro), più una somma di circa 200mila euro extra, compresa di interessi. Dopo aver incontrato Ieffi una prima volta in un bar, Pisnoli gli avrebbe dato appuntamento una seconda volta. Visto il rifiuto dell’uomo di accordarle il versamento dei soldi richiesti, sarebbe arrivata accompagnata da due guardie del corpo, obbligandolo a seguirla fino alla sua casa dell’Eur, dove diversi uomini l’avrebbero aggredito. A quel punto Pisnoli, con tono “distaccato e freddo”, avrebbe chiesto loro di obbligarlo ad effettuarle un bonifico e poi di ammazzarlo. L’imprenditore si sarebbe salvato, riuscendo a raccontare quanto accaduto, fingendosi morto.
La versione della 39enne incriminata
Nonostante la condanna, Pisnoli continua a dichiararsi innocente, sostenendo di essere stata truffata e di aver subìto le conseguenze delle sue frequentazioni sbagliate. Secondo i giudici, però, non ci sono dubbi: la donna avrebbe trascorso una vita “improntata all’uso della violenza e della minaccia”. Nel caso dell’agguato contro l’imprenditore, sarebbe poi “rimasta a guardare senza intervenire per interrompere l’azione violenta, o apparire sconvolta e impaurita, ma semplicemente adottando una smorfia di disgusto” alla vista del sangue della vittima. Per questo l’accusa aveva chiesto nei suoi confronti una pena di 10 anni e 9 mesi. Pena che, dopo anni di processo, è stata alla fine ridotta a poco più di sette anni, oltre al pagamento di un’ammenda.