Ha sollevato un vero e proprio polverone, negli scorsi giorni, la notizia della contestazione a Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, nel corso della presentazione del suo nuovo libro presso il Salone di Torino. In tanti si sono espressi sulla vicenda, dichiarandosi pro o contro l’accaduto. In un’intervista rilasciata a “Il Tempo” è stata ora la stessa politica ad esporsi sulla questione, puntando il dito contro gli attivisti che l’hanno aggredita verbalmente e anche contro il direttore della manifestazione, lo scrittore Nicola Lagioia, intervenuto sul palco per cercare di calmare gli animi.
Contestazione a Roccella al Salone del Libro di Torino: cosa è successo
I fatti risalgono al pomeriggio del 20 maggio scorso. Invitata a presentare il suo nuovo libro, “La famiglia radicale”, edito da Florindo Rubettino, presso lo stand della Regione Piemonte al Salone del Libro di Torino, la ministra Eugenia Roccella era stata aggredita verbalmente da un gruppo di attivisti che, al grido di “Vergogna, vergogna”, ne aveva interrotto l’intervento. A quel punto, impossibilitata a proseguire, la politica aveva chiesto loro di salire sul palco per un confronto. Una ragazza aveva accettato, leggendo un comunicato preparato in cui si additava la ministra per le sue posizioni antiabortiste e si richiamava l’attenzione del governo sull’emergenza climatica.
L’aria di protesta non si era, però, calmata, tanto da richiedere l’intervento del direttore del SalTo, Nicola Lagioia, al suo ultimo anno di mandato.
Il Salone è un gioco democratico e nelle democrazie la contestazione ne fa parte, ma perché non trasformare questa occasione in un dialogo tra uno di voi e il ministro?,
aveva detto, chiedendo a uno degli attivisti di salire nuovamente sul palco. Dopo il rifiuto arrivato da parte del gruppo, la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli aveva iniziato ad inveire contro lo scrittore, ritenendo la sua gestione dell’accaduto “vergognosa”. A mostrarlo sono alcuni video diventati virali su Twitter, che riprendono l’uscita di scena di Lagioa nel bel mezzo delle polemiche.
La risposta della ministra in un’intervista
L’accaduto ha sollevato un vero e proprio polverone, suscitando i pareri più contrastanti. In tanti hanno espresso solidarietà a Nicola Lagioia per gli attacchi ricevuti – anche dai rappresentati delle istituzioni – nonostante non fosse responsabile dello stand coinvolto, gestito autonomamente dalla Regione; in tanti hanno puntato il dito contro gli attivisti, criticandone i modi “anti-democratici”. A tornare sulla questione è stata ora la stessa ministra, nel corso di un’intervista rilasciata a “Il Tempo”.
Con metodi aggressivi e illiberali è stato negato il diritto di parola a una persona che era stata semplicemente invitata a presentare un libro nel luogo che dovrebbe essere il più aperto a ogni opinione: il Salone del Libro. Considerato che sono gli stessi che ogni giorno gridano all’allarme fascismo,
ha dichiarato, scagliandosi nuovamente contro Lagioia per il fatto di non essere riuscito a prendere posizione.
Non ce l’ho con le contestazioni, che sono sempre ammissibili in democrazia […]. Penso però che avrebbe dovuto esserci una condanna unanime nei confronti di quello che è accaduto; invece a sinistra c’è stato un preoccupante silenzio, o peggio, il tentativo di rovesciare la realtà.
Il riferimento è alla segretaria del Pd, Elly Schlein, che subito dopo i fatti aveva accusato gli esponenti dell’attuale governo di mal tollerare “ogni forma di dissenso”. Insomma, secondo la ministra, il direttore del SalTo avrebbe dovuto esporsi per difendere “la libertà di espressione”, facendo in modo che l’intervento potesse proseguire. Dal canto loro, gli attivisti avrebbero dovuto accettare il suo invito a confrontarsi, trasformando le polemiche in un momento di dibattito costruttivo.
Ormai è un dato di fatto che gli attacchi alla libertà di espressione vengono da sinistra, e cioè proprio da quella parte politica che si professa paladina dei diritti, ma ha problemi a rispettare la libertà di chi la pensa diversamente,
ha concluso.