Pensioni di invalidità e minime, questione della quota 41 per tutti, cuneo e riforme fiscale: si intensificano le ipotesi dell’azione del governo di Giorgia Meloni in vista della legge di Bilancio 2024. I partiti della maggioranza sono già in azione a difesa delle misure che hanno promesso nella scorsa campagna elettorale. Allo stato attuale non possono permettersi passaggi a vuoto nella Manovra autunnale, anche in vista delle elezioni europee del prossimo anno. Ma la strada è in salita con misure, ampiamente annunciate prima del voto – come la quota 41 – di difficile attuazione, almeno nel breve periodo.

Altre misure dovranno essere confermate e qui si innesca la vera partita tra i partiti della maggioranza: il taglio del cuneo fiscale – recentemente ampliato dal decreto “Lavoro” – da rendere strutturale nel prossimo anno, impiegherebbe tra i 10 e i 12 miliardi di euro sul bilancio dello Stato. Ma anche le pensioni minime, aumentate a 600 euro nella scorsa legge di Bilancio, necessitano di conferma. E anche la casella vuota che lascerà la fine di quota 103 richiede un’altra misura ponte per il prossimo anno. 

Pensioni invalidità e minime, ultime novità nella legge di Bilancio 2024: in arrivo nuove misure per aumentare gli importi 

Pensioni di invalidità e minime, si cercano risorse per confermare e per aumentarne gli importi nella legge di Bilancio 2024. Per i trattamenti minimi, saliti a 600 euro dall’inizio del 2023, soprattutto Forza Italia spingerà per una conferma, al pari dei trattamenti per l’invalidità. Per questi ultimi, è stato messo nero su bianco nel Documento di economia e finanza (Def), approvato nello scorso mese di aprile, l’impegno del governo a rivederne gli importi al rialzo. Investimenti che il governo dovrà programmare per non perdere credibilità in vista delle elezioni europee del 2024, ma anche per non causare frizioni tra le forze di maggioranza. Sugli aumenti delle pensioni di invalidità l’appuntamento è per la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef) del prossimo autunno. 

Nel capitolo pensioni il governo dovrà decidere cosa fare per il post quota 103. La misura, in scadenza al 31 dicembre 2023, potrebbe essere confermata dal momento che la sperimentazione di quest’anno ha consentito di tenere a freno le uscite previdenziali sul bilancio dello Stato. Proprio le pensioni rappresentano il rischio maggiore di incremento delle spesa pubblica, in particolare per l’indicizzazione degli importi all’inflazione. Nel prossimo anno è già previsto l’aumento al tasso del 2,7 per cento, con ulteriore incremento dei costi della previdenza. 

Taglio cuneo fiscale, pensioni quota 41, detassazione tredicesima, riforma fiscale nella Manovra 2024

La Manovra 2023, tuttavia, dovrà assegnare il peso maggiore alle misure di carattere fiscale e di taglio del cuneo fiscale. A tal proposito, è attesa la detassazione della tredicesima mensilità di dicembre, come aveva spiegato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo in una audizione di qualche settimana fa. La misura è agganciata, in qualche modo, al disegno di delega fiscale che attualmente è in discussione in Parlamento. Serviranno tra i 10 e i 12 miliardi di euro, invece, per confermare il taglio del cuneo fiscale anche al prossimo anno, rendendolo strutturale.

La misura, approvata nel recedente decreto legge “Lavoro”, consente ai dipendenti pubblici e privati di beneficiare di uno sconto in busta paga sui contributi a proprio carico nell’ordine del 7 per cento per le retribuzioni fino a 25.000 euro e del 6 per cento per quelle da 25.000 a 35.000 euro. Il bonus contributivo, per il quale nel decreto “Lavoro” il governo ha stanziato oltre quattro miliardi di euro, comporterebbe un esborso rilevante al quale, però, difficilmente il governo potrebbe dire “no” per non perdere credibilità di una grossa fetta di lavoratori dipendenti.