Il racconto di Filippo, uno degli ‘angeli del fango’, giovanissimo volontario dei Vigili del Fuoco partito dal Trentino per dare una mano a chi ora ne ha più bisogno. L’Emilia Romagna ha bisogno di aiuto e loro corrono senza pensarci troppo. Sono i ragazzi italiani, giovani che hanno risposto immediatamente alle richieste d’aiuto e raggiungono le zone alluvionate da tutta Italia. Sono gli ‘angeli del fango‘, così li ha chiamati qualcuno e ora tutti li riconoscono i questa definizione. E forse gli unici a non ritrovarsi nei panni degli ‘angeli’ sono proprio loro. Quando ci parli neanche pensano di aver fatto qualcosa di speciale, semplicemente rispondono ‘c’era bisogno di aiuto e così siamo partiti’. Sono tanti, arrivano sulle zone alluvionate da ogni parte d’Italia e molti sono giovanissimi. Così come giovanissimo è Filippo, che ha ’19 anni mezzo’ ed partito da Moena per andare a dare una mano “per fare quello che c’era da fare, che ci veniva detto di fare, e noi lo abbiamo fatto”. Vive in provincia di Trento, dov’è nato e dove sta crescendo ed è da quando ha 8 anni che ha una passione per il corpo dei Vigili del Fuoco. Così, da quando gli è stato possibile farlo, è entrato nel gruppo dei volontari dei VVFF e con loro va in missione, quando c’è bisogno di lui. Non si ferma davanti a nulla, incendi, soccorsi di ogni genere, basta che ci sia da aiutare, Filippo va. E con lo stesso spirito è partito per raggiungere le zone alluvionate.
Emilia Romagna, Filippo a 19 anni è uno degli ‘angeli del fango’, “l’applauso della gente è stata la cosa più emozionante”
“Siamo partiti alle 7.30 di mattina da Trento per andare a Modigliana vicino a Faenza”. Comincia così la sua avventura, questa volta lontano dal Trentino. “Eravamo in tutto 40 volontari – racconta Filippo dei suoi giorni passati ad aiutare le persone in difficoltà – siamo partiti tutti insieme dal Trentino e ci siamo spostati e ci hanno distribuito nelle zone in cui in quel momento c’era più bisogno”. Filippo e gli altri volontari partiti dal nord, per raggiungere i paesi pieni di gente in difficoltà, sono rimasti tre giorni in Emilia. Tre giorni intensi, fisicamente faticosi sicuramente, ma anche tanto appaganti dal punto di vista umano. “La cosa più bella ed emozionante – racconta ancora Filippo – è stato sentire l’applauso che la gente ci ha dedicato, quando siamo partiti. Li ho capito davvero quando fosse stato importante per loro ricevere il nostro aiuto. Anche se solo per tre giorni, con quell’applauso ci hanno detto quanto siamo stati utili e soprattutto quando hanno bisogno ancora di aiuto”. La cosa che colpisce subito, ascoltando il racconto di Filippo, è la naturalezza con cui abbia vissuto tutto quanto. E’ la sensazione che trasmette, anche quando gli fai notare: però che bella cosa che avete fatto, lui sorride come se niente fosse e racconta tutto d’un fiato come ha vissuto quei giorni. “Siamo partiti presto e siamo arrivati nel posto in cui ci aspettavano nelle poco prima di pranzo, verso mezzogiorno. Siamo arrivati che pioveva, pioveva da tanto. Ed ha continuano a piovere ininterrottamente fino alla mattina dopo”.
Il racconto di Filippo, uno degli ‘angeli del fango’ “Abbiamo portato acqua pulita alle persone, perché non ne hanno più”.
Ecco cos’altro gli è rimasto impresso. La pioggia incessante che non dava tregua e poi le frane che hanno visto con i loro occhi, incontrate sulle strade. “E quel fiume di fango che veniva giù”, racconta mentre mostra la foto scattata ad una massa enorme di acqua e fango, in cui si è trasformato uno dei fiumi che scorre vicino alla zona dove è stata destinata la spedizione di cui faceva parte Filippo, che corre velocemente verso valle, completamente marrone per tutta la terra che ha travolto. “Siamo arrivati e abbiamo visto subito queste scene, finché non le vedi dal vivo non ti rendi davvero conto”. E poi. “Ci hanno accolto alla piazza del Municipio e ci hanno dato da dormire alla casa delle suore, li vicino”. Che poi dormire era l’ultimo dei pensieri dei volontari dei Vigili del Fuoco, come per tutti gli altri che sono corsi ad aiutare chi aveva bisogno e chi era rimasto senza casa. “I nostri compiti erano di aiutare le persone ad evacuare le case, nelle zone a rischio. E dovevamo anche distribuire acqua, per tutte quelle persone che erano rimaste nelle loro case ma che non avevano acqua, perché non arrivava più dalle tubature e la gente non riesce a lavarsi e a bere”. Si perché sembra un paradosso, ma quando il fango invade tutto in quel modo, l’acqua pulita praticamente sparisce. E così c’è chi rimane anche senza uno degli elementi fondamentali per la vita. “Poi dovevamo tenere d’occhio il territorio, il terreno e monitorare le frane nei dintorni del paese. Dovevamo anche valutare se ordinare eventuali chiusure di strade dove potevano verificarsi dei crolli”. Ora Filippo è tornato a Moena, dove vive e dove lavora, ma sempre pronto a rispondere a nuove chiamate “Per andare dove c’è bisogno e per aiutare le persone in difficoltà”.