Pensioni, assegno unico e misure di welfare, la spesa previdenziale cresce di circa 100 miliardi di euro all’anno. È quanto emerge dalla spesa per la previdenza e l’assistenza stimata tra il 2019, ultimo anno di periodo pre-pandemia, e il 2025. In sei anni, la spesa per le pensioni crescerà fino a quasi 350 miliardi di euro. Quella trattamenti previdenziali è la voce più costosa nel sistema di welfare italiano: a pesare maggiormente sugli aumenti sono gli incrementi dei costi dovuti all’indicizzazione delle pensioni all’inflazione, quest’ultima particolarmente elevata nel 2022. I dati arrivano dal Documento di economia e finanza (Def) del governo Meloni, approvato nello scorso mese di aprile. A incidere sulla spesa sono anche altre misure di assistenza, prima tra tutte l’assegno unico per i figli, introdotto dall’ex governo Draghi da marzo 2022. 

Pensioni assegno unico misure assistenziali quanto costano allo Stato

Arrivano i dati del Documento di economia e finanza (Def) sull’andamento della spesa delle pensioni e degli altri strumenti di welfare statali, primo tra tutti l’assegno unico per i figli, che fanno crescere i conti previdenziali e assistenziali di 100 miliardi all’anno fino al 2025. Il trend di crescita riguarda soprattutto le pensioni, la cui spesa è passata da circa 275 miliardi di euro nel 2019 alla previsione di 350 miliardi del 2025, passando per i 281 miliardi del 2020, i 286 del 2021, i 297 del 2022, i 318 del 2023 e i 340 del 2024. Il peso delle spese previdenziali sul totale delle prestazioni di welfare, a eccezione dei costi della Sanità, si spiega con la crescita delle uscite previdenziale in rapporto al Prodotto interno lordo (Pil): si passa dal 15,3% del 2019 al 16,1% del 2025. 

Tuttavia, a pesare sul costo del welfare sono anche le misure di assistenza, prima tra tutte l’assegno unico per i figli, che ha fatto il suo debutto da marzo del 2022. Le altre prestazioni sono passate da oltre 86 miliardi del 2019 ai 109 miliardi previsti per il 2025, passando per i 118 miliardi circa del 2020, i 111 del 2021, i 109 del 2022, i 106 del 2023 e i 108 del 2024. 

Sulle pensioni pesa l’indicizzazione all’inflazione

La spesa per le pensioni è in costante crescita e porterà il totale delle prestazioni previdenziali e assistenziali da 361 miliardi del periodo pre-pandemia (2019) ai 460 miliardi di euro del 2025. Per il 2023, pensioni e interventi assistenziali sono stimati intorno ai 425 miliardi di euro, rispetto ai circa 407 miliardi dello scorso anno e ai 449 miliardi del 2024. Un effetto che fa impennare i costi previdenziali in media del 4,3 per cento, rispetto al 2 per cento che si era calcolato nel periodo dal 2010 al 2018. 

Il fattore più determinante della crescita della spesa delle pensioni è l’indicizzazione degli importi all’inflazione. Per il 2023, l’aumento degli assegni previdenziali è stato del 7,1 per cento, percentuale che verrà replicata anche nel 2024. Tuttavia, anche le altre misure di assistenza, dalle pensioni di invalidità civile all’assegno unico per i figli, dagli ammortizzatori agli altri sostegni sociali, determineranno un aumento in crescita dopo un rallentamento avutosi nel biennio 2020-2021. Le misure assistenziali sono stimate in crescita nel prossimo anno dell’1,5 per cento, soprattutto per l’aumento degli importi dell’assegno unico per i figli e delle altre misure attese per la famiglia. 

Pensioni, assegno unico e misure assistenziali: quanto costano e quali previsioni di riforma con probabile conferma di quota 103

In questo scenario di crescita della spesa previdenziale e assistenziale, pensare a una riforma delle pensioni nella legge di Bilancio 2024 è utopistico. Una revisione delle misure di uscita anticipata mediante una legge organica da parte del governo diventa difficile da realizzare nel prossimo autunno e destinata a essere rinviata nel tempo. Per il prossimo anno si ipotizza una conferma della quota 103, misura che consente di centellinare le uscite anticipate, lasciando ai lavoratori l’opzione di continuare a lavorare a fronte di un abbattimento dei contributi previdenziali a proprio carico e di una busta paga più corposa in attesa di una nuova data di uscita.