Deducibilità contributi per colf, badanti e babysitter, dopo il mancato aumento del tetto a 3.000 euro da parte del decreto “Lavoro” del 4 maggio scorso, si fanno le prime stime su cosa avrebbe potuto rappresentare un intervento da parte del governo nella direzione della deducibilità totale. In particolare, tra gli effetti positivi sia diretti che indiretti, una misura di questa portata andrebbe nella direzione di contrastare il lavoro nero, soprattutto in un settore dove si stima che il 60 per cento delle assunzioni avvenga nel regime grigio di assenza di una regolarizzazione.  

In secondo luogo, spingere le famiglie a mettersi in regola con i servizi offerti da colf, badanti e collaboratori domestici avrebbe l’effetto di aumentare anche il numero delle assunzioni. Ciò che dunque non ha funzionato nel mancato aumento della deducibilità dei contributi dei lavoratori domestici è proprio l’incentivo che si sarebbe potuto offrire alle famiglie, gravate – in qualità di datori di lavoro – degli aumentati costi delle retribuzioni in conseguenza del rinnovo del contratto di categoria di gennaio 2023. 

Contributi lavoratori domestici, regolarizzazione lavoro e più assunzioni 

Deducibilità contributi a colf e badanti, arrivano le prime stime del mancato innalzamento del beneficio fiscale a favore delle famiglie datrici di lavoro. Assindatcolf, il sindacato che il 18 maggio scorso ha presentato il terzo quaderno del Family Net Work – un osservatorio del lavoro domestico con un monitoraggio che coinvolge i 27 Paesi dell’Unione europea – ha elaborato i relativi dati stipendiali e di versamento dei contributi. Oggetto dell’analisi è soprattutto la spinta alla deducibilità totale dei contributi previdenziali delle famiglie sulle retribuzioni corrisposte ai lavoratori domestici. A fronte di un incentivo che per le casse dello Stato impatterebbe per 402 milioni di euro totali, si riuscirebbe a far emergere il lavoro nero che ha la prevalenza nell’assistenza domiciliare, dal momento che il 60 per cento delle assunzioni avviene in maniera non regolare. 

L’associazione stima che i soggetti che emergerebbero dal lavoro non regolarizzato sarebbero all’incirca 507mila, oltre la metà dell’”organico” a disposizione delle famiglie. Ma i benefici arriverebbero anche per colf, badanti e babysitter, che avrebbero la possibilità di ricoprire fino a 109mila posti in più presso le famiglie, in maniera regolare. 

Contributi colf badanti, deducibilità totale: ecco quanto risparmierebbero le famiglie in un anno

La possibilità di deducibilità totale dei contributi previdenziali a colf e badanti è strettamente legata agli aumenti degli stipendi che le famiglie corrispondono in misura maggiorata del 9,2 per cento dal 1° gennaio 2023 in conseguenza del rinnovo del contratto dei lavoratori domestici. Per l’assistenza di una persona non autosufficiente per 54 ore alla settimana, un lavoratore domestico convivente in famiglia percepisce una retribuzione annuale di 18.639,12 euro all’anno, pari a 16.224,24 euro di stipendio e a 2.414,88 euro a titolo di contributi previdenziali. Nell’attuale situazione, la famiglia datrice di lavoro può portare in deduzione i contributi fino al limite di 1.549,37 euro e in detrazione il 19 per cento di 2.100 euro, pari a 399 euro. 

Secondo i calcoli di Assindatcolf, se la famiglia potesse portare in deduzione il totale dei contributi previdenziali, si arriverebbe a risparmiare fino a circa 3.700 euro all’anno per retribuzioni corrisposte fino a 25mila euro, e a circa 4.500 euro all’anno se i salari spettanti fossero nell’ordine di 35mila euro. Dai calcoli effettuati, il sindacato rivolge un appello affinché le famiglie possano ritenere più vantaggioso il lavoro regolare di colf e badanti e di scongiurare nuovi aumenti delle retribuzioni dei lavoratori domestici a breve che andrebbero ad aggravare la situazione delle famiglie dopo gli incrementi scattati con il rinnovo del contratto di gennaio scorso.