La Procura di Milano ha aperto un fascicolo per minacce aggravate contro i tifosi rossoneri dopo il coro di Federico Dimarco durante i festeggiamenti dell’Inter a San Siro per la qualificazione alla finale di Champions Leage proprio ai danni del Milan. Il giorno seguente il derby europeo infatti è stato affisso uno striscione sotto la casa del difensore nerazzurro che recitava: “Dimarco pensa a giocare… O la lingua te la facciamo ingoiare”. Una minaccia che ha fatto scattare l’indagine da parte della Digos sull’episodio insieme al coordinamento del dipartimento antiterrorismo, che si occupa pure delle azioni degli ultras, guidato dal procuratore Marcello Viola.
Coro Federico Dimarco e la reazione rossonera
Tutto è nato dopo il triplice fischio del direttore di gara francese Clement Turpin che ha dato il via alla festa dell’Inter per la qualificazione alla prossima finale di Champions League contro il Manchester City dopo aver battuto i cugini del Milan. La parte nerazzurra dello stadio intonava cori con i giocatori di Simone Inzaghi a godersi i festeggiamenti quando gli stessi partecipavano ai cori con il microfono dello stadio con Federico Dimarco fra questi.
Il giorno seguente la partita è stato reinvenuto appeso sotto la casa del difensore nerazzurro uno striscione con scritto: “Dimarco pensa a giocare… o la lingua te la facciamo ingoiare“ da parte dei supporter rossoneri. Momenti di tensione con il giocatore che ha chiesto immediatamente scusa attraverso un messaggio sul proprio profilo Instagram: “Martedì sera dopo la partita mi sono lasciato andare a un momento di leggerezza. Volevo chiedere scusa a tutti i tifosi del Milan che si sono sentiti offesi“. La Procura di Milano ha quindi avviato una indagine per minacce aggravate nei confronti dei tifosi rossoneri nonostante i segnali distensivi arrivati da parte di entrambe le tifoserie.
Il comunicato dei tifosi rossoneri
Da martedì sera tiene banco il caso Dimarco: capiamo e condividiamo la voglia di esultare e far festa, nessuno si è mai sognato di vietare festeggiamenti e sfottò, ma in una città come Milano ci sono dei limiti che non vanno mai oltrepassati, da una parte e dall’altra. Le Curve di Milano si impegnano da 40 anni a portare avanti un patto di non belligeranza, un caso unico in Italia che permette di vivere nel rispetto, nella tranquillità e nella lealtà la nostra stracittadina.
Un conto sono i cori e gli striscioni di sfottò riferiti a giocatori e società “chi non salta è rossonero o interista vaffanc… ecc.”, tutt’altro discorso sono i cori di scherno verso una curva intera alla presenza della stessa (con un coro che la stessa Curva Nord non canta di proposito da mesi). Apprezziamo le scuse del giocatore Dimarco, comprendendo che a volte l’adrenalina e l’euforia possano giocare brutti scherzi, e ci auguriamo in futuro di non assistere più a scene simili, da ambo le parti
La replica dei nerazzurri
Dimarco è un bravissimo ragazzo, è un nostro beniamino e lo amiamo alla follia perché è cresciuto nel nostro settore giovanile ed ha un peso specifico diverso rispetto agli altri calciatori. Quello che è successo in questi giorni è un qualcosa un po’ spiacevole. C’è stato un errore alla base che ha commesso Federico, che è un ragazzo di cuore e ha vissuto la vittoria di panca. Ha voluto esternare con leggerezza la sua felicità, come ha detto, cantando dei cori che sono andati un po’ oltre il normale sfottò tra Inter e Milan. Quello che succede di solito e che fanno i giocatori sono degli sfottò inerenti la vittoria di una squadra su un’altra. Federico invece ha fatto qualcosa di diverso, ovvero un coro che la Curva Nord non fa più per scelta politica, per non parlare di scontri e di conseguenza è stato abolito. Federico non lo sapeva e ha fatto in un San Siro gremito partire un coro che è andato a toccare nel vivo la tifoseria organizzata milanista. Si può scherzare e ridere verso la squadra rivale, ma avrebbe dato fastidio anche a noi se un giocatore del Milan avrebbe fatto uno sfottò alla nostra Curva. Lui è caduto nel tranello e la Curva Sud ha tutte le ragioni per essersi arrabbiata e offesa. Si è andati un po’ sopra le righe. Il giocatore ha chiesto scusa. Noi ci sentiamo di difendere Dimarco nella ragione e di tutelarlo per Milano, però è stato umile e corretto nel chiedere scusa alla tifoseria milanista per averla toccata nel vivo.
Gli sfottò sono leciti finché si vanno a toccare i club, ma quando si va a fare uno sfottò ad una Curva si rischia di intaccare degli equilibri delicati. Noi viviamo a Milano, dove vige un patto di non belligeranza da più di 40 anni, non lo abbiamo stipulato noi, ma si tramanda di generazione in generazione. Tra le due tifoserie c’è rispetto, non si va a mangiare insieme. Per quanto riguarda la vita privata, ci sono componenti della Nord che ha fratelli o sorelle nella Sud, qualcuno è sposato con membri della Sud. Milano è piccola, se c’è un’amicizia che viene coltivata al di fuori dello stadio è a titolo personale. La Curva Nord non va a mangiare con la Curva Sud, ci sono amicizie personali dettate dal fatto che condividiamo le scuole dei nostri figli. Questo clima pensavo fosse positivo, invece sempre per far parlare si butta il discorso fuori tema. Le Curve si rispettano. C’è un clima di pace, ma ci dissociamo dai giornali. Accettiamo le scuse di Dimarco, abbiamo proposto alla Curva Sud di capirlo, la Curva lo ha capito, ognuno va per la sua strada e la storia è finita. Nessuna vendetta da fare, non c’è nessun problema tra il giocatore e la Curva Sud, ci sono state delle scuse inerenti a un gesto sbagliato