Le sanzioni alla Russia? “Un boomerang necessario”. Parola del professor Paolo Pizzolo, docente di Relazioni Internazionali, Università Jagellonica di Cracovia, nonché collaboratore del CEMAS dell’Università La Sapienza che a Base Luna chiama Terra su Radio Cusano Campus è intervenuto sul tema dei riverberi economici del conflitto in Ucraina.

“Le sanzioni alla Russia, non sono state decisive”

  • Professor Pizzolo, le sanzioni hanno avuto “effetti collaterali”?

Abbiamo potuto constatare che le sanzioni colpiscono in maniera significativa l’Europa. La Russia è ovviamente anche colpita, ma la Federazione Russa può fare sicuramente affidamento su alcuni altri attori. In particolare la Cina, che la sostengono dal punto di vista economico-commerciale e anche in termini di approvvigionamento energetico. Di conseguenza ci sentiamo di dire che l’effetto sanzionatorio per quanto riguarda il governo Russo non è stato decisivo.

  • Perché?

Si pensava che con questi pacchetti di sanzioni si potesse indebolire la macchina da guerra di Putin. Ma in realtà questo non è successo. Lo dimostrano anche i dati che riportano un Pil della Russia in crescita (e sono dati del Fondo Monetario Internazionale) rispetto a quanto invece si pensava all’inizio dell’operazione militare e quando si sono appunto istituiti i primi pacchetti di sanzioni da parte della Commissione Europea.

  • L’Ue è molto penalizzata sul tema delle energie…

Sicuramente da un punto di vista europeo le sanzioni si fanno sentire in particolare sull’approvvigionamento energetico però è anche vero che occorreva dare una risposta alla Russia in qualche modo. Tuttavia, è anche vero che è stato un momento per l’Europa per cercare di capire come diversificare la propria dipendenza energetica da Mosca e quindi alla fine da queste sanzioni sono nate anche nuove, in particolare anche per l’Italia che ha cercato nuovi partner di rifornimento energetico come l’Algeria.

  • Quali sono i settori maggiormente colpiti, soprattutto per quanto riguarda la nostra economia?

Sicuramente i settori più colpiti, in particolare per l’Italia ma anche per altre realtà, sono i settori delle medio e piccole imprese che facevano diversi business di import ed export da e verso la Russia, il settore turistico ovviamente il settore energetico. Settore che, come abbiamo detto, si sta diversificando in qualche modo.

  • L’Europa e gli Stati Uniti “soffrono” allo stesso modo le sanzioni?

Per quanto riguarda invece gli Stati Uniti dall’altra parte dell’Atlantico, le sanzioni sicuramente non stanno toccando particolarmente gli Stati Uniti in questo senso la parte Europea dell’Alleanza atlantico è molto più toccata dalle sanzioni o, meglio, dall’interruzione dei rapporti commerciali e strategici anche dal punto di vista economico-strategici con la Russia…

  • Quindi, il Vecchio continente è quello che ha subito maggiormente le sanzioni? 

Sì, in realtà sì. Il problema è che non ci pensava che l’economia russa potesse sostenere così tanto queste sanzioni in questo modo abbastanza soddisfacente. L’effetto delle sanzioni è stato un po’ un boomerang per l’Europa. Ripeto, erano delle operazioni a quel punto necessarie da dover portare avanti perché l’Europa doveva dare una risposta a questa aggressione in qualche modo ai suoi confini orientali. Tuttavia bisogna anche notare come queste sanzioni abbiano avuto un effetto di lungo periodo potenzialmente molto pericoloso.

Attenzione all’asse fra Mosca e Pechino

  • Cioè?

Quello di far avvicinare radicalmente la Russia e la Cina, creando un potenziale asse russo-cinese particolarmente forte ai danni dell’Europa. Tuttavia, è anche vero che l’Europa ha anche avuto la grande capacità di trovare subito la possibilità di diversificare l’approvvigionamento energetico. Ancora ci sono problemi derivanti dal regolare commercio che avveniva con la Russia. La conseguenza anche di questa interruzione brusca si manifesta anche con questa inflazione che ha caratterizzato un po’ tutto il territorio europeo. Sostanzialmente si spera che nel futuro qualcosa cambierà e si possa cercare, soprattutto una volta raggiunta una tregua o un accordo di pace, di riprendere il normale funzionamento dei rapporti economici fra il continente europeo e la Federazione Russa.