La situazione di dissesto idrogeologico in cui versa l’Emilia Romagna e tutto il territorio nazionale è davvero preoccupante. In Italia, però, serve sempre un’emergenza per parlare del rischio dissesto cui è esposto il Paese. Mentre l’Emilia Romagna continua a fare i conti con gli effetti dell’alluvione devastante che da giorni paralizza la regione, la politica torna a discutere delle misure di prevenzione per il territorio. Una discussione che non può più essere rimandata: secondo l’Ispra il 94% dei comuni italiani è a rischio dissesto idrogeologico ed è soggetto a erosione costiera. Ben 8 milioni di persone, infine, vivono in aree ad alta pericolosità.
Dissesto idrogeologico Emilia Romagna, Occhi (Lega): “La ricostruzione costa più della prevenzione”
Si torna a parlare di dissesto idrogeologico dopo il disastro provocato dall’alluvione in Emilia Romagna. Ad oggi si contano 14 morti e oltre 10mila sfollati. Il pericolo a cui è esposto il territorio italiano è però noto da sempre: basti pensare alle discussioni che hanno seguito la tragedia della frana di Ischia, verificatasi solo pochi mesi fa. Come dopo ogni emergenza si ricomincia, così, a parlare di prevenzione, tema che però fa fretta a sparire quando le fasi critiche sono concluse. Per chiarire quali azioni dovrebbero essere prese con urgenza la redazione di TAG24 ha raggiunto Emiliano Occhi, consigliere regionale in Emilia Romagna per la Lega e geologo libero professionista.
Occhi, quali interventi dovrebbero essere realizzati contro il dissesto idrogeologico in Italia e, soprattutto, in Emilia Romagna?
“Il tema del dissesto idrologico è nazionale. Bisogna riprendere in mano completamente la nostra programmazione e prevedere piani triennali e grandi investimenti di risorse. Sicuramente come sistema Paese dobbiamo smettere di ragionare solo sull’emergenza. Solo in Emilia Romagna, nel quinquennio 2020-2025 sarà investito un miliardo di euro contro il dissesto. Bene, questa è la cifra dei danni della sola prima ondata di maltempo di inizio maggio. Ora saremo sui 4-5 miliardi. Per questo ho proposto – ma non solo io – di utilizzare parte dei fondi del Pnrr, almeno quelli facilmente cantierabili, per progetti contro il dissesto. L’Ispra ha già una serie di interventi potenzialmente finanziabili. Siccome si parla di perdere i fondi, meglio spenderli per cose importanti e non per sciocchezze”.
Il punto, secondo il consigliere regionale dell’Emilia Romagna Occhi è capire che la ricostruzione è molto più costosa della prevenzione:
“I bilanci dello Stato sono seriamente messi in discussione da queste emergenze. Il clima è cambiato, lo vediamo. Noi sappiamo come il cambiamento climatico ci sia sempre stato nella storia del pianeta Terra. In questa fase, in particolare, il modo in cui si manifestano gli eventi metereologici è molto cambiato. Si passa da interi periodi di siccità ad alluvioni devastanti.
Noi abbiamo fatto sempre battaglia sugli invasi, che servono sia a contenere le piene sia a trattenere l’acqua. A mio parere si è persa, poi, molta di quella presenza capillare sul territorio che c’era una volta. Mi riferisco al personale che monitora lo stato dei fiumi, dei torrenti, degli argini una volta molto più presente. Anche la riforma delle province ha influito a depotenziare l’operatività degli interventi, le competenze sono passate a regioni che non erano pronte e che hanno dovuto creare strutture ad hoc, come ha fatto l’Emilia Romagna”.
Lei concorda con le accuse fatte a Bonaccini e all’ex vicepresidente dell’Emilia Romagna Schlein ? Si sente di avanzare delle critiche all’amministrazione regionale?
“Ogni volta che c’è un’emergenza ci sono polemiche. Io di attacchi politici ne ho fatti e continuerò a farli come opposizione. Alla Regione, ma anche all’AIPO, chiederò di verificare se tutte le opere sono state realizzate bene, se sono state realizzate tutte quelle previste. Cercherò di capire se questo evento, che è stato enorme, era previsto nei nostri strumenti di pianificazione.
Più che attacchi, però, preferisco però avanzare considerazioni: secondo me, su alcune questioni, l’intervento della Regione è un po’ mancato per questioni ideologiche. Penso alla questione degli invasi, alla quella delle specie fossorie – come le nutrie -, al tema della manutenzione, al coinvolgimento dell’agricoltura e degli agricoltori. Tutti temi che sono stati ostaggio, a mio, avviso, di quello che se vogliamo fare polemica possiamo definire ambientalismo da salotto. Se su alcune questioni infrastrutturali la Regione fosse stata decisa sicuramente avremo avuto qualche invaso e qualche opera in più. Di fatto noi, dal punto di vista politico, abbiamo un’idea diversa su come debba essere gestito il territorio”.
Quanti anni servirebbero a mettere in sicurezza il territorio?
“Almeno un decennio, ma anche il doppio. Dipende dagli interventi: alcuni richiedono tra i 10 e i 15 anni, altri possono essere terminati in 5. Serve un cambio del sistema Paese. Le responsabilità non sono sicuramente di questo Governo, che anzi penso potrà dare una linea più tarata sugli investimenti nei territorio senza rimanere ostaggio degli ambientalisti”.
Secondo lei è un bene che la direzione in tema di dissesto sia nelle mani del Governo centrale o crede che i territori, gestendo direttamente gli interventi, potrebbero agire meglio?
“Noi della Lega abbiamo una visione dell’autonomia chiara. Secondo noi lo Stato centrale deve avere dei compiti nell’ambito della grande programmazione lasciando alle Regioni la possibilità di gestire più fondi. Alcuni lavori devono essere necessariamente fatti dai territori. Per questo noi chiediamo autonomia maggiore anche dal punto di vista ambientale, materia che invece ad oggi è completamente avocata alla gestione del Governo centrale”