Serra Negra è una città del Brasile, a 150 chilometri da San Paolo, e i suoi amministratori dicono che per rendere omaggio alla cultura italiana, che ha forti legami nel territorio per la massiccia immigrazione, hanno riprodotto la Fontana di Trevi. La copia, completata in poco più di un anno, per un costo di 1,6 milioni di reales (circa 300mila euro), è alta 11 metri e larga 20,7, occupa una superficie di 370 metri quadri e utilizza 16mila litri d’acqua. Una versione più piccola rispetto al monumento che è stato teatro di una delle scene più famose del cinema italiano, con il bagno di Anita Ekberg nella Dolce Vita di Federico Fellini. Tutte le monetine che saranno raccolte nella fontana, costruita con il silicone, verranno destinate al fondo sociale municipale.
Dal Palio una strada per evitare lo sfruttamento delle bellezze italiane
Sull’operazione “copia e incolla” della città brasiliana si registrano due differenti punti di vista: c’è chi dice che testimonia l’apprezzamento per la Fontana di Trevi e quindi è stata riprodotta e chi sostiene che siamo in presenza di uno sfruttamento di un monumento unico, che è a Roma. Tra coloro che si sono più arrabbiati è il giornalista Massimo Gramellini che accusa l’Italia di aver “rinunciato all’esclusiva della Fontana di Trevi per pressappochismo o dabbenaggine, benchè l’uno non escluda l’altra. Un raro caso di furto compiuto con il benestare (e nell’indifferenza) del derubato”. Bisognerebbe imparare da Siena, dove da anni hanno costituito il Consorzio per la Tutela del Palio che promuove azioni giudiziarie contro chi sfrutta le immagini e i simboli della Festa.
Stefano Bisi