Storia del crimine: Andrei Chikatilo, “il Mostro di Rostov”. In primo piano la consueta scheda relativa a questo spietato serial killer. Nome: Andrei Romanovic Chikatilo. Soprannomi: Mostro di Rostov, Squartatore rosso, Cittadino X, Macellaio di Rostov. Nato in Ucraina il 16 ottobre 1936, morto in Russia il 14 febbraio 1994. Vittime accertate: 53. Vittime sospettate: 56. Periodo degli omicidi: dal 22 dicembre 1978 al 6 novembre 1990. Luoghi colpiti: Rostov, Novocerkassk, Taskent, Sachty, e stazioni ferroviarie di varie località. Metodi di uccisione: accoltellamento e strangolamento. Altri crimini commessi: adescamento di minorenni, stupro, cannibalismo, atti di mutilazione. Data dell’arresto definitivo che mise fine all’orrore: 20 novembre 1990. Provvedimenti giudiziari: condannato alla pena di morte. Periodo di detenzione: dal 20 novembre 1990 al 14 febbraio 1994.

Storia del crimine: Andrei Chikatilo, “il Mostro di Rostov”

Andrei Chikatilo è un ex professore di filosofia; è sposato e ha due figli che ama molto. In passato è stato cacciato dalle scuole in cui insegnava per aver molestato dei ragazzi. La cosa grave è che la polizia lo fermò più volte accusandolo degli orrendi delitti; in un’occasione finì anche in carcere ma poi venne rilasciato. Forse perché esponente del partito comunista sovietico. 22 dicembre 1978: inizia la lunga scia di sangue di Chikatilo. Sachty è una cittadina a circa 75 chilometri da Rostov. Elena Zakotnova è una bambina di 9 anni, e sta tornando a casa dopo esser stata a pattinare con delle amichette. È carina Elena; Chikatilo la nota, la attrae con qualche scusa e la conduce in una cascina poco distante dalla strada, ma abbastanza lontana da occhi indiscreti. Dopo due giorni il corpo di Elena viene ritrovato nel fiume Gruscevka. La morte della bambina sconvolge Sachty e le autorità si muovono per trovare l’assassino, che viene identificato in Aleksandr Kravcenko, un amico della famiglia della povera vittima. L’uomo, innocente, viene arrestato e condannato a morte per l’orrendo delitto.

La galleria degli orrori di Chikatilo si arricchisce

E’ il 1981 e Andrej Chikatilo torna a colpire. Larisa Tkacenko è una giovane prostituta di 17 anni. Si trova alla fermata dell’autobus nei pressi della biblioteca di Rostov quando viene avvicinata da Chikatilo. Dopo alcuni minuti sparisce. Il corpo di Larisa verrà trovato il giorno dopo straziato con decine di coltellate. Il 12 giugno 1982, invece, il serial killer si trova a Donskoj. Qui incontra la tredicenne Ljubov’ Birjuk. Dopo due settimane di ricerche la polizia la troverà uccisa da 40 coltellate sparse su tutto il corpo. Chikatilo di mese in mese aggiunge sempre una nuova città alla sua mappa degli orrori. Riesce a farlo perché nel frattempo è diventato un commesso viaggiatore, e il lavoro ne agevola l’opera criminale. Il 13 agosto 1982 si aggiunge alla lista la prima vittima di sesso maschile: si tratta del piccolo Oleg Pozidaev, di soli 9 anni, scomparso dal suo villaggio e mai più ritrovato. In futuro Chikatilo confesserà di averlo fatto a pezzi e aver portato con sé i suoi genitali. Mentre ha 7 anni Igor’ Gudkov; scomparso il 9 agosto 1983, il suo corpo viene ritrovato 20 giorni dopo al Parco degli aviatori di Rostov, luogo che diventerà un po’ il simbolo degli omicidi di Chikatilo per il gran numero di cadaveri ritrovati nei suoi pressi. Dopo questo delitto, nell’ex URSS si comincia a parlare di un Mostro, di un Cittadino X che adesca giovani donne e ragazzini nei pressi dei boschi per violentarli e poi ucciderli e mutilarli a colpi di arma da taglio, specialmente nella zona di Rostov.

Il modus operandi di Chikatilo

Il modus operandi di Chikatilo è sempre lo stesso: attrae le vittime con i suoi modi gentili, offrendo da mangiare o aiuto, le porta in un luogo appartato dove il suo atteggiamento si trasforma e tenta di avere un rapporto sessuale con esiti alterni, data la sua impotenza. Poi, furioso per la sua impossibilità di raggiungere l’erezione, colpisce le vittime con il coltello e ne asporta dei pezzi. Il 21 febbraio 1984 a cadere sotto i colpi dell’ex professore di filosofia è Marta Rjabenko, vagabonda di 44 anni. È la vittima più anziana del killer. Il 25 maggio dello stesso anno ecco il primo omicidio multiplo del macellaio di Rostov che uccide Tat’jana Petrosjan e sua figlia Svetlana, accorsa per difendere la madre. Il 1984 sarà l’anno con più omicidi per Chikatilo: ben 15. Chikatilo alterna mesi di pausa a mesi di ripetuti delitti, come gli 8 che commette nel 1990, l’anno in cui il cerchio attorno a lui finalmente si chiude (nella foto: Chikatilo dietro le sbarre).

L’arresto del Mostro di Rostov

Il 6 novembre 1990 Andrej Chikatilo uccide Svetlana Korostik, una giovane prostituta. Sarà la sua ultima vittima perché la polizia da giorni ha messo sotto sorveglianza l’ex insegnante. Arriviamo così al pomeriggio del 20 novembre 1990. Il serial killer esce dalla sua dimora di Rostov: non se ne accorge ma ha una pattuglia che lo tallona a breve distanza. L’uomo ha con sé un contenitore di birra e ciondola con aria svagata per le strade della città fermando tutti i bambini che incrocia. Gli agenti lo bloccano e lo arrestano per comportamento molesto. Però, non ci sono prove per incriminarlo. Allora la polizia fa una mossa che si rivela estremamente efficace e fortunata: un agente conversa con lui circa il serial killer che uccide donne e bambini e di quanto ormai sia famoso. Il poliziotto gli dice che si deve trattare di una persona molto malata che ha bisogno di aiuto e le autorità sovietiche sono pronte ad aiutarlo. Andrei Chikatilo ci casca in pieno speranzoso che l’ammissione dei delitti gli avrebbe potuto assicurare l’infermità mentale durante il processo. Così, confessa tutto: i rapimenti, le sevizie, le uccisioni, le mutilazioni e il cannibalismo. Il serial killer collabora e guida gli inquirenti in una sorta di “tour” nei luoghi in cui ha ucciso, sepolto o nascosto parti delle sue vittime.

Il processo, la condanna a morte e l’esecuzione

Il processo si chiude nel 1992 con Andrej Chikatilo che viene riconosciuto in pieno possesso della facoltà di intendere e di volere, nonostante le molte scene di follia fatte in aula dal Mostro di Rostov e rese note da foto e video. Arriva addirittura a calarsi i pantaloni per dimostrare l’impotenza di cui soffre e di conseguenza l’impossibilità di violentare le vittime dei delitti che la giuria gli attribuiva. Inoltre, chiede di non essere processato poiché non esisteva, a suo dire, una giustizia adeguata per il suo caso. Andrej Chikatilo, il Mostro di Rostov, viene giustiziato nel carcere di Novocerkassk il 14 febbraio 1994 con un colpo di pistola alla nuca. Un mese prima il presidente della Federazione Russa Boris Eltsin aveva respinto la sua estrema richiesta di grazia.

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