A seguito delle dimissioni di ben 38 membri del suo direttivo locale, Azione perde la rappresentanza a Modena. L’annuncio, formalizzato ieri dai membri della classe dirigente modenese in una lettera indirizzata ai vertici nazionali del partito, è solo l’ennesimo strappo in casa Azione. La scelta del gruppo dimissionario nasce infatti dalla constatazione di una “distanza politica insanabile” rispetto alle scelte adottate dal partito a livello centrale. La rottura del gruppo di Modena non fa così che inasprire i malumori e le difficoltà nel partito di Carlo Calenda, che solo nei giorni scorsi ha perso due membri di rilievo a livello nazionale e regionale.

Borsari: “Le dimissioni di Modena facciano riflettere i vertici di Azione”

La redazione di TAG24 ha raggiunto Pietro Borsari, segretario cittadino di Azione Modena e primo firmatario della lettera con la quale 38 membri del direttivo locale hanno comunicato ai vertici nazionali le proprie dimissioni. La decisione clamorosa del gruppo priva Azione di una rappresentanza a Modena e arriva dopo giorni roventi per il partito di Carlo Calenda. Solo questa settimana, infatti, sia la deputata Naike Gruppioni che la consigliera dell’Emilia Romagna Giulia Pigoni hanno scelto di abbandonare Azione in favore di Italia Viva.

Borsari, quali motivazioni hanno portato alle dimissioni ben 38 membri del Direttivo provinciale e comunale di Azione Modena?

“La prima motivazione è di tipo politico e riguarda le linea nazionale dei vertici di Azione. Nelle scelte portate avanti intravedo infatti una linea isolazionista che priva della possibilità di costruire un campo largo riformista e riformatore incisivo per la politica italiana.

La seconda ragione è legata alla gestione del partito: non condivido la linea profondamente centralistica che è stata adottata con, peraltro, ingerenze caotiche e goffe da parte dei dirigenti nazionali nelle vicende di alcuni territori.

Il terzo motivo è invece strettamente legato alle vicende del gruppo di Azione a Modena. Dopo le dimissioni della segretaria provinciale uscente, ancor prima della rottura con Italia viva, si è creata una situazione di grande confusione. Il mio nome è stato infatti proposto per l’avvicendamento, ma da Roma non si è saputo più nulla. Continuare un percorso politico senza un segretario, senza la definizione di tempi certi per la nomina di una guida è veramente difficile, soprattutto in un momento che richiede riflessione. In questa situazione caotica e determinata ho ritenuto di non poter andare avanti”.

C’è una coincidenza tra la vostra scelta e l’uscita di Gruppioni e Pigoni da Azione?

“Io condivido la critica fatta da Giulia Pigoni alla linea del partito. Noi, però, non abbiamo condiviso con lei il passaggio a Italia viva. Al momento, infatti, rimaniamo iscritti ad Azione. Il nostro obiettivo è mandare un messaggio politico, spingendo i dirigenti a una riflessione che tuttavia temo non stia avvenendo. Mi sembra infatti ci sia la volontà di nascondere le crepe, anche davanti a un movimento così importante interno alla classe dirigente. Non parlo solo delle uscite in favore di Italia viva, ma del crescente disimpegno nei territori. Venerdì ci riuniremo nell’assemblea degli iscritti e ci confronteremo con Matteo Richetti e Marco Lombardo, nuovo commissario in Emilia Romagna. A loro spiegheremo le nostre ragioni”.

Potrebbe essere possibile, in questo incontro, ricucire la frattura?

Per quanto mi riguarda credo sarà molto difficile. Le mie dimissioni derivano dalla constatazione che forse non sono la figura più adatta a incarnare a Modena la linea politica che legittimamente, ma non in modo condiviso, Azione ha deciso di intraprendere. Certamente discuteremo con loro delle ragioni di tale decisione, ma che questa scelta venga meno da parte mia è difficile. Se ci saranno tentativi di ricucitura li valuteremo sul momento”.

Dall’invio della lettera di dimissioni avete avuto qualche contatto con i dirigenti di Roma?

“No, nessuno. Neanche con i dirigenti nazionali che sono sul territorio. A Modena abbiamo dimostrato forza e compattezza, caratteristiche credo siano fondamentali in una classe dirigente che sul territorio deve motivare con l’azione politica gli iscritti e i militanti. Questa idea tuttavia non è condivisa dai vertici nazionali, che in modo legittimo ritengono che le classi dirigenti locali debbano agire diversamente, coprendo anche scelte politiche non condivise da tutti”.

Renzi ha invitato Calenda a riflettere. Condivide?

“Lo scontro personale tra Renzi e Calenda non mi interessa. Sicuramente non condivido l’approccio distruttivo che è stato adottato non solo da Calenda, ma da tanti dirigenti in entrambi gli schieramenti. Io credo che si sarebbe potuta fare un’opera di ricostruzione se ci fosse stata la volontà politica, ma questo non è avvenuto. Mi pare di capire ci fosse un clima di sfiducia reciproco in entrambi i lati. Ci sarebbe piaciuto un atteggiamento costruttivo, ma quando la politica raggiunge questo livello di scontro, con frecciatine e veleni, c’è poco da fare”.

Valuterete un avvicinamento a Italia viva?

“Non posso parlare a nome del gruppo dirigente, ognuno farà le sue scelte legittime. Io ho ancora la tessera di Azione. L’obiettivo della nostra azione non è il movimento di massa in Iv, ma lo stimolo di una riflessione. La nostra azione non si colloca all’interno dello scontro tra i due partiti, ma è rivolta ad Azione”.