Secondo la Procura che si è occupata del caso, quella dei bambini morti a causa del crollo di una ghiacciaia nel Veronese non era una tragedia evitabile. I fatti risalgono al 3 luglio del 2021: Tommaso Saggioro e Michele Mazzucato avevano 7 e 8 anni quando, giocando, furono travolti dal crollo della copertura di una ghiacciaia, restando schiacchiati tra le pietre. Morirono, mentre due loro coetanei riuscirono a salvarsi. Ma nessuno è stato ritenuto responsabile del loro decesso. Per questo, su richiesta del pm, si potrebbe ora andare verso l’archiviazione delle indagini. Una notizia che i genitori dei bimbi hanno accolto con ira, facendo sapere di voler lottare fino alla fine per ottenere giustizia. La decisione finale spetterà al gip.
Bambini morti per il crollo di una ghiacchiaia: i fatti, le indagini e la richiesta di archiviazione
Era il 3 luglio del 2021 quando, nel corso di una gita in montagna in Lessinia, nel Veronese, due bambini di 7 e 8 anni morirono a causa delle gravi lesioni riportate dopo essere stati travolti dalle lastre di pietra di una ghiacchiaia. Secondo quanto ricostruito in seguito, Tommaso Saggioro e Michele Mazzucato – questi i nomi delle due vittime – stavano giocando insieme a due coetanei sulla vecchia struttura in disuso, quando, improvvisamente, quest’ultima avrebbe ceduto sotto il loro peso, facendoli precipitare. Partì subito un’inchiesta. A finire nel registro degli indagati fu una sola persona, Augusto Ceradini, comproprietario del terreno su cui la ghiacchiaia sorgeva.
Nell’agosto dello stesso anno venne disposta una perizia tecnica per fare luce sulle cause e le dinamiche della tragedia. Da allora non si è mai riusciti, però, a fare luce sull’accaduto. E la Procura che si è occupata del caso, non ritenendo l’evento “prevedibile”, avrebbe ora deciso di chiedere l’archiviazione del fascicolo di indagine. In sostanza, secondo il pm che ha seguito la vicenda, l’unico imputato per la morte dei due minori non sarebbe responsabile della tragedia. Ceradini, ha spiegato,
ben difficilmente avrebbe potuto constatare lo stato di ammaloramento del tronco di abete, non poteva ragionalmente prevedere l’evento crollo e dunque non poteva adottare nessuna misura di prevenzione.
L’evento, quindi, non era evitabile.
Non è stato possibile rinvenire un’azione dovuta che, se realizzata, avrebbe evitato la morte dei minori a seguito del crollo della ghiacciaia,
si legge ancora nell’istanza. A decidere se accogliere la richiesta di archiviazione del caso o ordinarne la riapertura sarà ora il gip. I genitori delle vittime non hanno dubbi: continueranno a lottare per ottenere giustizia.
L’ira dei genitori alla notizia della possibile chiusura del caso
La notizia della possibile chiusura del caso a due anni dall’inizio delle indagini ha colto i genitori delle vittime di sorpresa, in senso negativo.
Siamo molto amareggiati – avevano dichiarato i papà dei due bimbi, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, dopo essere stati informati dei fatti, qualche settimana fa -. Due anni di attesa per sentirci dire dalla magistratura che la morte di Tommy e Micky viene ridotta a un semplice ‘evento non prevedibile’. La giustizia si è dimenticata di noi e del dramma dei nostri figli innocenti.
Straziati dalla dolorosa perdita, fin dall’inizio ci hanno tenuto a ribadire che i bambini non stessero saltando sulla ghiacciaia al momento del crollo, quasi a voler giustificare il loro comportamento, proteggendoli da eventuali “accuse” gratuite. Pensare che la vicenda possa essere archiviata come “non evitabile” è una conclusione che li amareggia. Per questo hanno chiesto al gip di rigettare la richiesta della Procura e andare avanti con le indagini.
La giustizia non può chiudere tutto in un cassetto,
dicono. E aggiungono che continueranno a lottare finché potranno per i loro figli.