Stefano Maccoppi, ex difensore di Como e Piacenza, è intervenuto nella trasmissione “Cose di calcio” condotta da Debora Carletti e Flavio Maria Tassotti in onda su Cusano Italia Tv.
Maccoppi (ex Como): “Settore giovanile in Italia? C’è molto su cui lavorare”
Nella prima serata di Cusano Italia TV a ‘Cose di Calcio’ è intervenuto l’ex difensore di Como e Piacenza, Stefano Maccoppi che avendo avuto diverse esperienze nei settori giovanili europei (Bulgaria, Svizzera e Malta) ha fatto una panoramica della situazione in Italia. L’analisi è partita da una partita specifica: quella al Dall’Ara tra Bologna e Roma. In questo match José Mourinho ha schierato una formazione da record per lo Special One: l’età media dei giocatori presenti sul terreno di gioco dal primo minuto è stata di 25 anni e 34 giorni.
“Io ho allenato parecchi anni all’estero e ho collaborato con diverse società straniere. Non è atipico scendere con una squadra in campo con un età media ‘Under 25’. Noi siamo anni luce lontani sia in Serie A che in B. In Svizzera giocano a 17 anni, cosa che non accade in Italia. È una metodologia di lavoro diversa, un’apertura mentale opposta. Nel Belpaese si cercano i risultati senza dare tempo agli allenatori, sia con i giocatori della prima squadra ma anche con le giovanili. Non si vanno a prendere i giocatori all’estero di 17 anni ma si integra lo straniero con la metodologia di quella nazione. E’ questo quello che accade ad esempio in Svizzera”.
A determinare il cambio passo tra Italia e Europa, secondo l’allenatore Stefano Maccoppi è anche il ruolo che ricoprono gli istituti scolastici.
“I settori giovanili sono molto integrati con le scuole, e questo è determinante. Quindi i settori giovanili e la scuola lavorano insieme. I giovani possono allenarsi la mattina per poi recuperare lo studio all’inizio del primo pomeriggio. E poi ci si allena anche alla sera, verso le 16 o le 17. Sono giocatori che dunque fanno un doppio allenamento, spezzato nell’arco della giornata”.
Da Ranieri a Mourinho: l’aspetto internazionale che serve
Ranieri al Cagliari ha portato un po’ del metodo inglese negli allenamenti, come il ‘day off’ totale, Mourinho per esigenza (e non solo) sta facendo giocare anche i più giovani. Per l’ex difensore, l’aspetto internazionale delle due figure ha dato maggior risalto alle loro qualità personali.
“Ranieri e Mourinho hanno una loro scuola, ma poi sono andati all’estero. Mourinho è andato al Barcellona, ha sperimentato. Ranieri ha avuto questo approccio alla Premier League, ha avuto un’evoluzione nella metodologia di pensiero. Andando all’estero ti si apre un mondo, anche solo per la lingua. Portano la loro conoscenza ma integrandola con la cultura calcistica estera si migliora e si apprendono particolarità, che accrescono il bagaglio personale e di conseguenza migliorano la qualità di gioco della squadra. Hai un occhio di riguardo per i giovani: all’estero ti insegnano questo”.