Non manca un cenno al tema dei migranti, da parte di Papa Francesco, durante l’udienza generale dedicata alla figura di San Francesco Saverio, considerato “il più grande missionario dei tempi moderni”. Il patrono delle missioni cattoliche ha dato il La, per Bergoglio, ad una discussione a braccio sui viaggi in mare, che un tempo “erano durissimi e pericolosi”. Oggi, invece, la situazione è ben diversa.
Molti morivano in viaggio per naufragi o malattie. Oggi purtroppo muoiono perché li lasciamo morire nel Mediterraneo.
Proprio la tematica dei viaggi della speranza è stata una dei punti focali della catechesi del mercoledì. Il Santo Padre ha ricordato come “ci sono tanti sacerdoti, laici e suore che vanno in missione, anche in Italia“. Tante donne e uomini “che hanno fatto questo in modo esemplare”: “uscire dalla patria per predicare il Vangelo”.
Papa Francesco all’udienza generale torna sul tema dei migranti e ricorda Francesco Saverio: “Primo di una numerosa schiera”
Bergoglio ricorda Francesco Saverio, nato in una famiglia nobile ma impoverita nel nord della Spagna. Un giovane “simpatico e brillante” che “eccelle nello sport e nello studio”. A un certo punto, però, “lascia la sua carriera mondana per diventare missionario, fa i voti, diventa sacerdote e va inviato all’Oriente“.
A quel tempo i sacerdoti inviati in Oriente erano inviati a mondi sconosciuti, e lui va lì perché era pieno di zelo apostolico. Parte così il primo di una numerosa schiera di missionari appassionati, pronti a sopportare fatiche e pericoli immensi, a raggiungere terre e incontrare popoli di culture e lingue del tutto sconosciute, spinti solo dal fortissimo desiderio di far conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo. In poco più di undici anni compirà un’opera straordinaria.
Saverio, sottolinea il Papa, trascorre oltre tre anni e mezzo sulle navi, a partire dall’India, dove “va ad evangelizzare i poveri pescatori della costa meridionale”, passando per le Molucche, “le isole più lontane dell’arcipelago indonesiano, dove in due anni di lavoro fonda diverse comunità cristiane”.
Che coraggio avevano questi santi missionari, anche quelli di oggi. Adesso viaggiano in aereo, ma arrivati lì fanno tanti chilometri, si addentrano nelle foreste…
Bergoglio su Francesco Saverio: “A spingerlo l’inquietudine dell’apostolo, di andare oltre”
Poi il viaggio di San Francesco Saverio prosegue verso il Giappone e la Cina. Quest’ultimo Paese, ricorda il Papa, anche oggi “è un polo culturale, ha una storia grande, una storia bellissima”. A spingere il missionario era “l’inquietudine dell’apostolo di andare oltre, oltre, oltre”. Fino a spendere “la vita con la missione”, in una sorta di parallelismo con chi cerca una vita migliore lontano dal proprio Paese d’origine.
Dopo il Giappone torna a Goa e poco dopo s’imbarca di nuovo sperando di poter entrare in Cina. Ma il suo disegno fallisce: egli muore alle porte della Cina, sulla piccola isola di Sancian, davanti alle coste cinesi, aspettando invano di poter sbarcare sulla terraferma vicino a Canton. Il 3 dicembre 1552, in totale abbandono, solo un cinese è accanto a lui a vegliarlo. Così termina il viaggio terreno di Francesco Saverio. Aveva soltanto 46 anni, aveva speso la vita con la missione, con lo zelo apostolico. Parte dalla Spagna colta e arriva davanti al Paese più colto del mondo in quel momento, e muore davanti alla grande Cina, accompagnato da un cinese: tutto un simbolo.