Il famoso programma Drive to Survive sta diventando una fonte inesauribile di dollari per la Formula 1, ma sta creando anche un nuovo pubblico per il Circus con gli appassionati dello show che durante la pandemia hanno praticamente scoperto un nuovo modo di vivere la Formula 1.
In particolare negli Stati Uniti il programma ha vissuto questo picco di popolarità, che si è poi riflesso in un incremento del pubblico anche dei Gran Premi, aumentato esponenzialmente nell’ultimo biennio con tifosi che hanno iniziato a seguire questo sport proprio grazie a Drive to Survive.
Una serie da “occasionali”
Bisogna dire che i puristi della Formula 1 non hanno mai amato Drive To Survive, imputandogli un’eccessiva drammatizzazione dell’ecosistema Formula 1.
Anche gli addetti ai lavori non sono certo innamorati della serie, tra chi ha ironizzato come Hamilton, quando dopo un battibecco tra Verstappen e Perez a Interlagos dichiarò di non vedere l’ora di vedere il tutto su Netflix, e Chris Horner, che paragona (e teme) che la Formula 1 si possa trasformare in un reality show come quello delle Kardashian.
Ora siamo i Kardashian su ruote. Il pubblico aspetta solamente di vedere Gunther Steiner perdere le staffe, o che io e il mio amico Toto Wolff ci divertiamo un po’. Drive to Survive ti porta dietro le quinte per conoscere un po’ di più le personalità dei piloti e accende la luce su alcuni personaggi. Non si parla solamente della parte anteriore della griglia, ma anche delle tribolazioni di chi sta in fondo, spiega per cosa stanno combattendo. La dinamica è completamente cambiata, la F1 è diventata un po’ una telenovela. Intendo il suo funzionamento, i personaggi coinvolti, i soldi che girano, la politica. C’è tanto oltre le due ore di gara della domenica pomeriggio
Tra risate e polemiche vige sempre la famosa regola: nel bene o nel male l’importante è che se ne parli.