Pensioni quota 103 e taglio cuneo, chi continua a lavorare può scegliere di non pagare i contributi a proprio carico e di beneficiare di un aumento della busta paga fino all’uscita da lavoro. Ma la riduzione dei contributi deve fare i conti con un altro taglio, quello del cuneo fiscale, che l’attuale governo ha introdotto al 2% e al 3% nella legge di Bilancio 2023, prima di incrementarlo rispettivamente al 6% e al 7% con il decreto “Lavoro” pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 4 maggio. La Gazzetta Ufficiale 110 del 2023 ha pubblicato il decreto del 21 marzo scorso che dà il via libera a quello che è stato chiamato il “Bonus Maroni”: chi raggiunge i requisiti per la quota 103, ovvero i 41 anni di contributi unitamente a un’età minima di 62 anni, può andare subito in pensione oppure rimandare la scelta, continuando a lavorare.
Pensioni taglio cuneo, come calcolare la riduzione dei contributi a proprio carico con lo sconto del decreto ‘Lavoro’
Via libera, dunque, all’incentivo sulle pensioni con quota 103 per posticipare il prepensionamento dei dipendenti sia dei settori privati che del pubblico impiego. Chi rinuncia a quella che l’Inps definisce come la “pensione anticipata flessibile” può beneficiare, da subito, di un aumento di stipendio in busta paga mediante la riduzione delle trattenute a proprio carico a titolo di contributi previdenziali. Tale trattenuta si concretizza mediante una percentuale pari, di solito, al 9,19 per cento, indice che è già sotto i riflettori per la riduzione operata dal taglio del cuneo fiscale, portato al 7 per cento per i redditi fino a 25mila euro e al 6 per cento per le retribuzioni da 25mila a 35mila euro all’anno. Lo sconto contributivo del decreto “Lavoro” del 4 maggio 2023 entrerà a regime sulle buste paga da luglio a dicembre prossimi.
Da qui la scelta di chi maturi i requisiti della quota 103 quest’anno che dovrà tenere in considerazione il fatto che, sul 9,19%, si dovrà effettuare la sottrazione già del cuneo fiscale. Sta di fatto che, mentre il taglio del cuneo fiscale è una misura al momento provvisoria con termine fissato a dicembre 2023, la possibilità di non pagare la quota dei contributi per chi dovesse raggiungere i requisiti della quota 103 perdura fino all’età della pensione o, comunque, fino al momento in cui il lavoratore decida di continuare a lavorare anche nella fase di prepensionamento.
Pensioni taglio cuneo con quota 103, ecco quanto conviene rinunciare a versare i contributi per chi allontana il pensionamento
Si può fare un esempio di come funzioni il meccanismo di azzeramento dei contributi a carico dei lavoratori che decidano di continuare a lavorare nonostante l’aver raggiunto i requisiti della pensione a quota 103 e la possibilità di scalare la quota contributiva con il taglio del cuneo fiscale. Considerando una retribuzione lorda mensile di 1.600 euro, inferiore al tetto di 1.923 euro che rappresentano il limite dei redditi fino a 25mila euro all’anno lordi, la percentuale di taglio del cuneo fiscale è del 3 per cento sulle buste paga da gennaio a giugno 2023, e del 7 per cento sui cedolini da luglio a dicembre prossimi.
Quota 103 e sconto contributivo, quale conviene?
Pertanto, lo sconto contributivo del decreto “Lavoro” produce una riduzione dei contributi a carico dei dipendenti privati e pubblici a questo livello di reddito pari al 6,19 per cento per le buste paga da gennaio a giugno e al 2,19 per cento per quelle da luglio a dicembre 2023. Il risparmio sui contributi può quantificarsi in 48 euro lordi con il taglio del 3 per cento (36 euro netti in più in busta paga che rappresentano gli aumenti dello stipendio) e in 112 euro lordi quando la percentuale salirà al 7 per cento (84 euro netti in busta paga).
Per valutare quanto convenga al lavoratore rinunciare al versamento dei contributi occorre tener conto del taglio del cuneo fiscale che va a diminuire il mancato versamento dei contributi di chi raggiunga la quota 103. Pertanto, il “Bonus Maroni” di incentivo al posticipo della pensione è pari al 6,19 per cento fino a giugno 2023 (pari a 99,04 euro lordi e a 74,28 euro netti) e al 2,19 per cento da luglio a dicembre (pari a 35,04 euro lordi e 26,28 euro netti).