Cfu insegnamento scuola 2023, è pronto il decreto per conseguire i 60 o i 30 crediti formativi universitari necessari per l’abilitazione ai concorsi ordinari dei docenti in vista delle assunzioni 2023-2024. Si tratta di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) al quale sarebbero arrivati i due ministeri competenti, quello dell’Istruzione e quello dell’Università. Il provvedimento sarebbe dovuto arrivare già nel luglio dello scorso anno a cura del governo Draghi, come da cronoprogramma per l’attuazione delle riforme scolastiche in ambito di concorsi e assunzioni dei docenti. 

Tuttavia, del provvedimento non vi era traccia all’insediamento del nuovo governo guidato da Giorgia Meloni. Il ritardo nell’emanazione del decreto fa slittare anche i termini dei prossimi concorsi ordinari nella scuola: il prossimo è previsto per l’anno 2024, mentre per i docenti con 24 crediti formativi universitari (Cfu) o con tre anni di insegnamento nelle scuole, il bando straordinario dovrebbe arrivare prima dell’estate 2023. 

Cfu insegnamento scuola 2023, quando esce il decreto per i 60 o 30 crediti formativi universitari?

Cfu insegnamento scuola, è in arrivo il nuovo Dpcm che andrà a disciplinare la formazione degli aspiranti insegnanti in vista dei concorsi e delle assunzioni. Il provvedimento, che va ad attuare il decreto legge numero 36 del 2022 e per il quale, entro luglio dello scorso anno, il governo avrebbe dovuto emanare il relativo decreto con il quale si riformava l’intera materia della formazione dei futuri docenti, sarebbe giunto a conclusione grazie al lavoro dei ministeri dell’Istruzione e dell’Università. Attualmente, il provvedimento sarebbe al vaglio del ministero per gli Affari europei prima di essere trasmesso alla Commissione europea per la supervisione e per ottenere il via libera definitivo. 

Ampia è la platea degli aspiranti insegnanti in attesa del decreto sui nuovi Crediti formativi universitari (Cfu). Emanato il provvedimento, le università dovranno adeguare i propri piani di studio per garantire i corsi necessari al conseguimento dei crediti formativi. 

Cfu insegnamento scuola, perché serve abilitarsi per i prossimi concorsi? 

Il provvedimento riguarderà gli aspiranti docenti che dovranno conseguire i 30 Cfu per integrare la propria formazione e in vista dell’assunzione in ruolo. Ma la nuova formazione impatterà soprattutto su un esercito di aspiranti insegnanti che dovranno abilitarsi per partecipare ai prossimi concorsi ordinari nella scuola, il primo dei quali è previsto per il 2024. 

Entro il prossimo anno, si stima una platea totale di 90mila aspiranti insegnanti, molti dei quali dovranno abilitarsi al conseguimento di 60 crediti formativi. Si tratta di chi ambisce a un posto nella scuola già dagli anni di studio all’università. L’abilitazione dei 60 cfu arriverà direttamente con la laurea, in un percorso di studi che permetterà di partecipare ai concorsi scuola subito dopo aver concluso l’università. Interessati sono anche quanti vogliano aggiungere una nuova abilitazione o i docenti che insegnano presso una scuola paritaria. 

Ecco come saranno i corsi di formazione futuri docenti 

Con l’uscita del nuovo decreto sui Cfu per l’abilitazione dei futuri insegnanti, le università saranno coinvolte in un ambizioso programma di studi che richiederà uno impegno gravoso nei prossimi due anni. Proprio l’organizzazione dei corsi di formazione universitari sarà al centro di tutto l’impianto del nuovo decreto. Da questo punto di vista, oltre al reperimento dei professori universitari che dovranno preparare le lezioni, tra il ministero dell’Istruzione e quello dell’Università c’è la condivisa necessità di aumentare la quota delle lezioni da frequentare in via telematica. A tal proposito, rispetto al decreto legge 36 del 2022, si cercherà di raddoppiare le ore di lezione da svolgere online.

Il decreto, infatti, fissava al 20 per cento il numero delle ore telematiche, con il nuovo Dpcm si cercherà di arrivare al 40 o, addirittura, al 50 per cento. La modifica potrebbe arrivare direttamente da un emendamento al decreto Pa in fase di conversione in legge. Essendo già passato il termine per la presentazione degli emendamenti da parte dei partiti, l’unica via percorribile è che la variazione possa essere proposta direttamente dal governo in sede di conversione.