Leonardo Spinazzola è tornato ai suoi livelli migliori e il ringraziamento a Josè Mourinho è doveroso. Il tecnico portoghese lo ha aiutato nel difficile percorso post infortunio con la maglia azzurra agli Europei 2021 per poi inserirlo in squadra. E’ stato un colpo di fulmine fra l’esterno e l’allenatore così come la città di Roma. Una realtà totalmente diversa da Bergamo o Torino dove tutto era più a misura d’uomo, ha avuto bisogno di tempo per abituarsi ai ritmi di una metropoli ma ormai si sente parte della Capitale dove stanno crescendo i suoi due figli. Leonardo Spinazzola si è raccontato ai microfoni di StarCasinò Sport, il sito di intrattenimento sportivo Premium Partner della Roma.

Spinazzola Mourinho, un legame speciale

Fra Spinazzola e Mourinho c’è un rapporto particolare. Il tecnico ha saputo aspettarlo e lavorare sull’aspetto psicologico per un giocatore reduce dalla rottura del tendine d’Achille con la maglia dell’Italia nel match contro il Belgio ad Euro2021. Un momento di difficoltà per l’esterno che ha patito quasi un anno di lontananza dal campo a causa di un infortunio che lo ha tormentato con continui stop al momento del ritorno in campo a maggio 2022. L’esterno ha spiegato che sono stati mesi complicati conditi dal dubbio di non tornare più al top della forma:

Non ho mai pensato di non farcela ma ho temuto di non riuscire a ritornare il giocatore che ero. Quello è il non farcela: il non essere tornato me stesso. Il mio dono e il mio difetto è la pazienza che è poca, io voglio risultati immediati. Ho compiuto trent’anni, è una bella cifra. Mentalmente mi sento giovanissimo, però erano meglio i 18anni. Non ho rimpianti visto che ho un’ottima carriera, stiamo bene, abbiamo figli stupendi, mogli stupendi, genitori e sorelle tutti bene. Ho capito di essere arrivato a livelli alti da quando ho cambiato ruolo che prima facevo l’esterno alto, il quinto. Ai livelli alti quando ho giocato a quattro da terzino. Li ho detto posso arrivare in alto in questo ruolo. Da piccolo segnavo tanto perché ero fra i più forti della mia squadra però la mia testa diceva sempre di fare assist. Poi dopo mi hanno spostato più esterni e già li ho segnato meno gol, facevo molte più corse, assist. Più salivo di livello e più mi dicevano vai indietro che è meglio

Con Josè Mourinho ha ritrovato un allenatore con caratteristiche simili a Massimiliano Allegri ma in un momento diverso della carriera. Si è specializzato sulla fascia sinistra con qualche apparizioni sulla corsia destra e la gioia della vittoria della Conference League, primo trofeo europeo della sua carriera dopo lo scudetto e la Supercoppa Italiana con la maglia della Juventus, senza dimenticare l’Europeo con l’Italia:

Mourinho è unico, anche se sotto l’aspetto della gestione Allegri è molto simile, nonostante siano allenatori differenti. Il portoghese sotto il livello caratteriale ci serviva e ci dà qualcosa in più, è diverso. Sotto la gestione spogliatoio, durante gli allenamenti si sente poco, poi quando c’è da farsi sentire con tutti, si fa sentire e ti fa capire dove sbagli e cosa fai bene. Abbiamo vinto una Conference League dando una gioia ai nostri tifosi che ci danno tanto. Qui sono matti completamente, in senso buono. E non abbiamo neanche fatto tutto il giro della città per i festeggiamenti, pensa quanta gente non abbiamo visto. Mi hanno impressionato più della vittoria degli Europei che però è un trofeo nazionale, fu importantissimo e me lo ricorderò per tutta la vita

L’amore per Roma

Prima di sbarcare nella Capitale ha girato l’Italia. Siena, Vicenza, Perugia e Atalanta prima del ritorno alla base bianconera della Juventus in cui è cresciuto con un legamento crociato da ricostruire. Nella squadra di Max Allegri recupera dall’infortunio totalizzando solo dieci presenze nella stagione 2018/19. In estate arriva lo scambio con Luca Pellegrini che lo porta alla corte giallorossa della Roma:

Due ambienti diversi. A Torino non ti fermano molto; ad esempio, vedevo Chiellini in monopattino in giro per la città. Poi è più piccola, a misura d’uomo, la giri in centro tranquillamente, mentre Roma è più caotica. Mi ricordo che all’inizio non sapevo gli orari del traffico e rimanevo imbottigliato. Io, abituato a piccoli centri, a fare 10 km in un’ora e mezza diventavo pazzo. Roma è un altro mondo. Se passeggio vado in centro con mia moglie, più cena e relax, con i figli a casa. Altrimenti rimango a casa o faccio una passeggiata con i miei figli