La tornata elettorale del Parlamento thailandese conclusasi nella giornata di ieri ha avuto un risultato storico: le opposizioni hanno vinto spodestando clamorosamente i militari al potere da un decennio. I due partiti pro-democrazia che sono usciti vincitori ora sono pronti a negoziare per formare un governo di coalizione.
Elezioni in Thailandia: chi ha vinto
Il primo partito vincente è il Move Forward – letteralmente “muoversi avanti” – il cui eco progressista ricorda le manifestazioni massicce del 2020 che chiedevano una profonda riforma della monarchia. Move Forward ha ottenuto 151 seggi sui 500 in palio alla Camera. Il secondo partito, con 141 seggi, è il Puea Thai, per due volte spodestato da un colpo di Stato e sempre vincitore delle elezioni dal 2001.
Per i partiti della coalizione di governo uscente è stata una tragedia: il Bhumjaithai ha conquistato 71 seggi, il Palang Pracharat 40, e il nuovo movimento del premier uscente Prayuth solo 36. Questo è un chiaro messaggio da parte degli elettori: basta governi dettati dai militari.
Ora per formare il governo, eletto a Camere unite, serviranno 376 voti. Potrebbe però sorgere un problema, secondo gli analisti: il Senato, formato da 250 membri di cui il futuro primo ministro ha bisogno per essere eletto, è interamente nominato all’esercito e questo potrebbe portare a uno stallo politico, visto che il Move Forward non è ideologicamente ben visto (volendo riformare le istituzioni) e ha sempre dichiarato di non voler mai scendere a patti con i militari e i partiti che hanno sostenuto il generale Prayuth dopo il golpe del 2014. Nel 2019 successe un fatto: il Puea Thai, all’epoca primo partito, venne completamente escluso poiché quei voti del Senato consentirono a Prayuth di costruire una coalizione alleandosi con svariati partiti minori.
Si prevede, quindi, che non pochi dovranno essere i giochi fatti dietro le quinte per cercare di giungere a una conclusione congrua che rispetti la volontà popolare. Anche perché escludere i primi due partiti, quelli più popolari, sarebbe un clamoroso schiaffo alla democrazia, anche in Paese come la Thailandia dove problemi di leadership e disuguaglianze sono al centro dello scettro del potere militare. La portata rivoluzionaria del movimento More Forward però è senza eguali, il partito infatti è letteralmente una minaccia esistenziale per i militari: questo è fortemente critico nei confronti della monarchia, vuole pesantemente limitare l’influenza dell’esercito e addirittura riformare la legge di lesa maestà, quella utilizzata per punire gli attivisti pro-democrazia in un Paese dove il re è quasi equiparato a una divinità. Tutti elementi che potrebbero scontrarsi e creare attrito con l’élite militare.
Intanto, il leader dell’opposizione pro-democrazia in Thailandia, Pita Limjaroenrat, ha assicurato di essere “pronto a diventare il prossimo Primo Ministro”, il giorno dopo le elezioni legislative che hanno spinto alla testa il suo partito, Move Forward. “Sono Pita Limjaroenrat, il prossimo primo ministro della Thailandia”, ha detto il 42enne candidato riformista in una conferenza stampa a Bangkok: “Siamo pronti a formare un governo”, ha insistito, promettendo di essere “un primo ministro per tutti”.