Lo scrittore Gavino Pala, autore del libro ‘Mi volevano morto’ (edito da Edizioni San Paolo), fa una riflessione sull’incontro tra Papa Francesco e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il ruolo della Chiesa nel conflitto tra Russia e Ucraina.
Papa e Zelensky si sono incontrati sabato 20 maggio. Doveva essere un incontro importante per la proposta di pace del Santo Padre. Cosa è successo?
“Anche io, come molti, sono arrivato a questo incontro con tante aspettative e tante speranza. Le parole del papa durante il ritorno del suo viaggio in Ungheria sulla missione vaticana per la pace, ci hanno fatto pensare che l’incontro tra il Papa e il presidente ucraino avrebbe portato ad un rapido sviluppo per la pace. Purtroppo non sembra sia andato così. Come ha recentemente spiegato il professor Riccardi in un’intervista, un accordo non si fa in 40 minuti, tanto è durato l’udienza tra Francesco e Zelensky. Sicuramente l’incontro è stato molto importante e sul tavolo ci sono due aspetti fondamentali di questo conflitto, come lo scambio di prigionieri e il ritorno in patria dei bambini ‘deportati’ in Russia nei mesi scorsi. Certamente le parole pronunciate dal presidente Ucraino dopo l’incontro (“Con tutto il rispetto per Sua Santità, noi non abbiamo bisogno di mediatori, noi abbiamo
bisogno di una pace giusta“, ndr) lasciano qualche perplessità. Sembra chiaro che Zelensky voglia arrivare alla pace con la vittoria militare”.
Come pensi abbia reagito Francesco?
“È difficile dire con esattezza quale sia stata la reazione del Papa. fanno però riflettere le parole che Francesco ha pronunciato il giorno dopo durante l’Angelus: con le armi non si otterrà mai la sicurezza e la stabilità, ma al contrario si continuerà a distruggere anche ogni speranza di pace. Nell’occasione il papa faceva riferimento ai nuovi scontri in Terra Santa, ma credo si possa vedere un riferimento anche a quello che sta accadendo in Ucraina. sul tema della pace il papa è sempre stato chiaro”.
Qual era l’idea del papa per risolvere il conflitto tra ucraina e Russia?
“Sicuramente non è la via delle armi quella che può portare alla pace. La via della difesa non è messa in dubbio dalla Santa Sede, il papa ha detto: Difendersi è non solo lecito, ma anche una espressione di amore alla Patria. Ma la via delle armi può solo allungare la guerra. Credo che l’unica via sia quella negoziale, un immediato cessate il fuoco e organizzare una conferenza di pace che possa portare alla fine delle ostilità”.
Papa Francesco-Zelensky, Gavino Pala: “Più la guerra va avanti, più soffre il popolo”
Rifiutare un aiuto offerto dal Papa piò essere considerato un brutto gesto? Perché?
“Diciamo che c’è una coerenza in quello che ha fatto Zelensky. Ci si aspetta la controffensiva ucraina con le armi occidentali, probabilmente crede che in questo modo possa vincere il conflitto. Ha anche proposto una pace in 10 punti, tra cui il ritiro russo e il ripristino dei confini. La cosa però da dire che più va avanti la guerra e più a soffrire è la popolazione civile. Si parla di otre 23mila morti, poi gli sfollati”.
Qual è il rapporto tra Bergoglio e il patriarca russo?
“In questo momento i rapporti sono da ricostruire. Bergoglio e Kirill si sono incontrati durante il viaggio papale a Cuba nel 2016 ed è sicuramente stato un incontro importante per l’ecumenismo, le posizioni del Patriarca di Mosca sulla guerra hanno raffreddato i rapporti. Bisogna però dire alcune cose per inquadrare l’atteggiamento di Kirill. Non va infatti dimenticato il rapporto storico che in Russia c’è tra il primate della chiesa ortodossa ed il potere. Non va dimenticato anche che la Chiesa ortodossa in Ucraina si è staccata dal patriarcato di Mosca chiedendo piena indipendenza e Mosca non ha gradito questo atto. Va però segnalato il recente incontro a Roma tra il metropolita Antoni e alcuni membri del Vaticano (lo stesso etropolita ha salutato il pontefice alla fine dell’Udienza generale del mercoledì). Sono piccoli segnali ma che vanno verso una distensione. Non è un caso che anche recentemente il papa abbia detto che l’inontro con il patriarca russo si deve fare”.
Può aiutare questo rapporto a trovare una tregua/cessate il fuoco?
“Sicuramente sono gesti incoraggianti che possono aiutare nel dialogo”.
Quali sono i tuoi timori per la guerra?
“Non possiamo dimenticare che la Russia ha la bomba atomica, sembra un argomento che passa in secondo piano ma a me fa paura. E poi, come detto, ogni giorno in più di guerra è un giorno con vittime, sia civili che militari, sfollati e distruzione“.
La chiesa può fare qualcosa in più?
“La Chiesa sta facendo tanto, ma sempre si può fare di più. Non dimentichiamo che mentre le diplomazie occidentali chiudevano le loro sedi a Kiev, il Vaticano non lo ha fatto. Abbiamo già accennato allo scambio dei prigionieri e al lavoro per far tornare i bambini deportati a Mosca. I viaggi del cardinale Krajewski, l’elemosiniere del papa, proprio in Ucraina per distribuire generi di prima necessità alla popolazione. Nel concreto la Santa Sede sta facendo tanto. Poi c’è la diplomazia e su questo aspetto è difficile capire cosa c’è sul tavolo, questo tipo di interlocuzione, a questo punto del conflitto, devono rimanere riservate proprio per non ‘bruciare’ il contatto”.