Nel 2019 la legge italiana ha introdotto un’agevolazione fiscale unica nel suo genere per attirare pensionati stranieri nel Sud Italia, ma i risultati finora sono stati modesti. Questa misura, una flat tax del 7% per i titolari di pensioni estere, è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2019 dal governo Lega-Movimento 5 Stelle, guidato da Giuseppe Conte, come tentativo di competere con nazioni come il Portogallo, che ha attirato migliaia di pensionati stranieri grazie a una combinazione di imposte basse, costo della vita conveniente e clima favorevole.

Flat tax 7% per pensionati stranieri: perché

L’obiettivo dell’incentivo non era solo attirare pensionati benestanti dal Nord Europa sfruttando il clima soleggiato e l’alta qualità della vita italiana. L’idea era anche quella di incoraggiare i cittadini italiani emigrati all’estero per lavoro a ritornare in patria. Tuttavia, per usufruire dell’agevolazione, è necessario trasferire la residenza in un comune con meno di 20.000 abitanti situato in una regione del Sud Italia (Sicilia, Calabria, Sardegna, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia). L’agevolazione fiscale è valida per cinque anni.

Gettito fiscale quasi nullo

Nonostante le aspettative, i risultati sono stati piuttosto deludenti. Secondo i dati più recenti, solo 268 pensionati stranieri hanno approfittato dell’agevolazione, generando un gettito fiscale di solo 1 milione di euro per il governo italiano. Questo contrasta fortemente con il successo del Portogallo, che è riuscito ad attirare oltre 3.500 italiani con un regime fiscale ancor più conveniente.

Flat tax 7%: le cause di un flop

Il perché può essere dovuto a molti fattori: prima di tutto, la condizione di trasferirsi obbligatoriamente in un Comune del Sud Italia con meno di 20 mila abitanti. In Portogallo, tanto per fare l’esempio del Paese più apprezzato dai nostri pensionati, questo requisito non c’è, e si può vivere in una città popolata e con una proposta culturale ricca e interessante come Oporto, o in una capitale come Lisbona, senza dunque l’obbligo di rispettare questi paletti.

Un altro elemento che frena i pensionati all’estero a trasferirsi nei Comuni del Mezzogiorno poco popolati riguarda la qualità, e a volte perfino la presenza, di servizi che in altre città europee risultano molto più soddisfacenti.

La disponibilità di servizi efficienti, infrastrutture adeguate e assistenza sanitaria di alta qualità sono tutte considerazioni importanti. Questi fattori possono non essere sempre presenti nei piccoli comuni del Sud Italia, soprattutto quelli con minor densità di popolazione, dove si è costretti a recarsi nella città più vicina per avere i servizi richiesti, limitando così la loro attrattività.

Inoltre, non può non essere annoverata tra le cause lo scoppio della pandemia: la misura fu introdotta dal governo Conte I, al quale poi succedette il governo Conte II e poco dopo esplose la pandemia di Covid-19. Il nostro Paese è stato certamente uno dei più colpiti dal virus e ciò non ha aiutato ad aumentare l’attrattiva dei pensionati stranieri verso un’idea di residenza nel nostro Paese, soprattutto considerando il fatto che il target della flat tax al 7% corrispondeva al bersaglio più colpito dal virus: la popolazione anziana.

Le differenze con gli altri Paesi

Da noi il regime agevolato sarebbe durato 5 anni. In Portogallo, però, l’agevolazione è più estesa (non ci sono requisiti per il trasferimento della residenza) e soprattutto più ampia, visto che la tassazione agevolata al 10% ha una durata di ben 10 anni. E stando a dati aggiornati al 2021, questa possibilità è stata sfruttata da più di 3.500 italiani. Un numero impressionante se lo si confronta con i soli 268 pensionati stranieri venuti a vivere qui da noi.

In Tunisia, invece, il regime agevolato consente l’esenzione dell’80% da tassazione della pensione estera.

Anche a est ci sono regimi agevolati molto interessanti per i pensionati: a Cipro, ad esempio, si applica una tassa del 5% sui redditi da pensione provenienti dall’estero, a condizione che siano superiori a 3.420 euro. Sotto questa cifra, infatti, non si paga nulla.

Il regime agevolato della Grecia, Paese duramente colpito dalla crisi economica, è simile a quello del Portogallo, con una tassazione agevolata del 10% sui redditi da pensione per i primi 10 anni. Stesso discorso per la Romania.

Paesi ancora più convenienti, dove le pensioni estere sono esenti da imposizione fiscale, sono l’Albania e soprattutto la Slovacchia, dove oltre alla detassazione delle pensioni si accompagna anche un costo della vita decisamente più basso rispetto a quello dell’Italia.