Tornano a crescere i dipendenti pubblici in Italia, fino a superare quota 3 milioni di unità: lo conferma l’Indagine sul Lavoro pubblico realizzata da Fpa, società del Gruppo Digital360. Nel concreto, il lavoro pubblico vede impiegate ben 3.266.180 unità: si tratta del valore più alto dell’ultimo decennio. Rispetto al 2021, anno in cui era stato registrato un certo calo, l’incremento è del +0,8%, percentuale che ammonta a circa 27mila unità.
L’indagine è stata presentata durante il ForumPa2023, intitolato “Ripartiamo dalle Persone”: una manifestazione ospitata dal Palazzo dei Congressi di Roma, in programma fino al 18 maggio. L’aumento di dipendenti pubblici interessa soprattutto il comparto scolastico, con 14.400 unità in più (+1,2%), e quello sanitario, con 9.000 persone (+1,3%).
Nel 2022 si riscontra una crescita nella spesa totale per i redditi dei dipendenti nella Pubblica amministrazione, circa 187 miliardi, contro i 177 del 2021. In calo, tuttavia, la spesa pro-capite per il reddito dei dipendenti, che ammonta a 57.200 euro e risulta la più bassa dal 2015. Al minimo storico anche i contratti a tempo indeterminato, stipulati da 2.932.529 persone: non erano così poche dal 2001. In aumento, invece, quelli flessibili, oltre 437.000: 22.000 in più rispetto al 2021.
L’indagine sui dipendenti pubblici in Italia, boom di contratti flessibili nel mondo dell’istruzione e della sanità
Il 68% dei contratti flessibili è assorbito da Istruzione e ricerca, dove i precari sono 297.000. Spicca anche il 14% di precari nella Sanità, circa 63.000, in forte crescita per le necessità legate all’emergenza pandemica.
Nonostante un complessivo aumento, il numero di impiegati pubblici resta inferiore a quello dei principali Paesi europei. Senza contare la netta ed evidente mancanza dei giovani. Ancora una volta, nel 2021 l’età media del personale stabile ammonta a 50,7 anni. Venti anni prima, nel 2001, era di 44,2 anni. Impietoso il dato sugli impiegati pubblici con meno di trent’anni: sono solo il 4,8%, il 3,6% considerando solo il personale stabile.
A far riflettere c’è anche il confronto tra i dipendenti stabili under 30 e quelli ultrasessantenni. Nei ministeri italiani c’è lo 0,7% di persone con meno di trent’anni, ma il 29,3% supera i 60. Fa ancor peggio la scuola, dove il confronto vede lo 0,3% di “giovani” contro il 22,8% di “anziani”.
In ripresa i concorsi, sempre meno persone accettano di trasferirsi al Nord
Nel comparto pubblico si evidenzia una forte ripresa dei concorsi. Diminuiscono però i candidati complessivi e aumentano le rinunce. Sempre meno persone, poi, scelgono di accettare il trasferimento al Nord: alla base della decisione il costo della vita di gran lunga superiore. L’affitto di una casa, per fare un esempio, richiede una spesa pari a quasi il 50% dello stipendio di un laureato neoassunto. In una città metropolitana del Sud, invece, si impiega una percentuale tra il 18 e il 23% dello stipendio.
Le selezioni nell’ultimo biennio nei concorsi hanno visto un sovraffollamento fuori dalla norma, con frequenti candidature multiple e vincitori in più posizioni. Il 42% dei candidati ha partecipato a più di un concorso, mentre il 26% è risultato idoneo in almeno due. L’8,6% dei 150mila assunti per concorso nel 2021 era già un dipendente pubblico.