Tornato in carcere lo scorso febbraio dopo aver trascorso ai domiciliari in una comunità di recupero per tossicodipendenti i mesi precedenti, Alberto Genovese ha chiesto ora una riduzione della pena. Il motivo? Il presunto “trattamento inumano e degradante” a cui sarebbe stato sottoposto all’interno della struttura detentiva di San Vittore, a causa dei problemi di sovrafollamento di quest’ultima. Al termine del rito abbreviato il giudice del Tribunale di Milano aveva condannato l’ex imprenditore a 8 anni e 4 mesi, pena poi ridotta a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni per effetto della legge Cartabia, per aver sequestrato, drogato e abusato di due ragazze nel 2020. All’uomo restano da scontare poco meno di 4 anni.

Alberto Genovese dal carcere: “Trattamento inumano e degradante”. E chiede una riduzione della pena

Genovese era stato arrestato nel novembre 2020 con l’accusa di aver drogato e violentato una ragazza nel corso di una serata organizzata nel suo attico di lusso, Terrazza Sentimento, a due passi dal Duomo di Milano. I fatti risalgono all’ottobre dello stesso anno. La vittima, una ragazza di 18 anni, aveva raccontato agli inquirenti di essere stata sequestrata all’interno dell’appartamento dell’uomo per ore, per essere poi liberata, ancora in stato di shock, il giorno seguente. Alla volante che l’aveva rintracciata in strada, ancora seminuda, aveva riportato stralci confusi dei suoi ricordi, poi confermati dai filmati delle videocamere di sorveglianza installate nell’abitazione dell’imprenditore.

Una volta finito in manette, l’uomo era stato raggiunto da una seconda denuncia: quella di un’altra ragazza, che lo accusava di essere stata vittima dello stesso trattamento della prima, questa volta a Ibiza. Condannato in via definitiva a 8 anni e 4 mesi, per effetto delle nuove norme introdotte dalla legge Cartabia aveva beneficiato di uno sconto di pena. Dopo aver trascorso diversi mesi ai domiciliari in una comunità per disintossicarsi dalla cocaina, lo scorso febbraio era quindi stato trasferito in carcere per scontare gli anni rimanenti, poco meno di 4. Stando alle ultime notizie, avrebbe ora richiesto un’ulteriore riduzione per il “trattamento inumano e degradante” a cui sarebbe stato sottoposto nel carcere di San Vittore.

A metterlo in luce sono stati i legali che lo difendono, che avrebbero denunciato una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che recita:

Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani e degradanti.

Di conseguenza, come previsto dall’articolo 35 ter dell’ordinamento penitenziario, Genovese, in quanto soggetto leso, potrebbe ottenere uno sconto di pena “pari, nella durata, a un giorno per ogni dieci durante il quale il richiedente ha subìto il pregiudizio”, a titolo di risarcimento per i danni subìti. Sarà il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Milano a decidere se accordargli questa possibilità.

Verso un secondo processo?

Nel frattempo l’ex imprenditore rischia di finire nuovamente a processo per altri casi di violenza sessuale emersi nel corso di un secondo filone delle indagini che hanno riguardato i suoi comportamenti. Davanti ai giudici potrebbe dover rispondere anche di intralcio alla giustizia e detenzione di materiale pedopornografico. I poliziotti della squadra mobile di Milano avevano infatti trovato all’interno del suo pc “numerosissime fotografie e video di soggetti minorenni privi di vestiti o in atteggiamenti sessuali espliciti”.

Se anche dovesse essergli accordato uno sconto di pena, non è escluso, quindi, che potrebbe finire di nuovo nei guai. Lo stesso discorso vale anche per l’ex fidanzata dell’uomo, Sarah Borruso, anch’essa già condannata nel corso del primo processo. Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe partecipato alle violenze insieme a Genovese, così come il braccio destro dell’imprenditore, Daniele Leali, che lo riforniva anche di droga.