Ora che si è concluso il primo tempo di queste elezioni comunali di maggio 2023, il secondo sarà quello dei ballottaggi, possiamo già tirare su qualche bilancio. Perché ai ballottaggi sarà assente una forza politica (sarà a Pisa, ma con il centrosinistra): quella del Movimento 5 Stelle. E infatti non è errato parlare di flop M5S e iniziare ad analizzare alcune criticità che stanno accompagnando il Movimento da ormai qualche tempo.

Flop M5S alle comunali 2023: un abisso di voti rispetto a Cdx e Csx

L’impressione è quella di un’eclissi lenta e dolorosa, ma soprattutto dominata da una parola chiave: l’incertezza. In uno scenario bipartitico, dove solo due coalizioni primeggiano (centrodestra e centrosinistra), il M5S deve trovare una sua identità, che a volte dà l’impressione di perdere.

Non sono rare le critiche di questo tenore rivolto al Movimento di Giuseppe Conte. Il problema resta la sua collocazione nell’attuale sfera politica: c’è chi critica il suo “lavarsene le mani” di fronte al drastico cambio di attori nella Rai, chi non ha ancora capito da che lato si colloca nel gioco delle parti, con alcuni esponenti di centrosinistra che chiedono ai pentastellati di evitare smarcamenti. Alcuni, tra quelli che hanno perso alle elezioni comunali, non danno alcuna precisa direzione ai suoi elettori, ma almeno questa è una precisa scelta politica che pone le sue radici agli albori del M5S, come quando nel 2016 Luigi Di Maio disse che il Movimento non faceva inciuci con nessuno e non avrebbe dato alcuna indicazione sul voto da dare al ballottaggio.

Flop M5S: solo a Terni sopra il 6%

Fatto sta che i recenti risultati pongono importanti basi di riflessione alla base a 5 Stelle: la soglia del 5% è stata superata solamente a Terni (6,6%), mentre a Brindisi è stata pareggiata. Sotto la soglia del 3%, invece, in Comuni come Siena, Teramo, Vicenza, Massa, Treviso, Imperia e Brescia, anche se a Teramo il 2,3% incassato dai suoi elettori ha fatto comodo a Gianguido D’Alberto (centrosinistra), riconfermato.

In questi anni, tuttavia, il M5S si è confermato come pura forza politica. Un’avventura iniziata con molti ostacoli, tra cui lo scetticismo della stampa, anche a causa delle controverse e complottistiche idee di alcuni esponenti, e una serie di dissidi interni, creati forse per dare una forte impronta a un gruppo apparentemente anarchico.

Tuttavia, il seguito ottenuto da questa terza forza è stato tale da farla diventare la prima a livello partitico (oltre il 32% dei consensi alle elezioni 2018). Tra gli attori principali il guru Beppe Grillo, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, la sindaca di Roma Virginia Raggi, solo per nominarne alcuni.

Tra le conquiste maggiori, quelle che hanno riguardato il Reddito di Cittadinanza e il Bonus 110. Due vittorie enormemente significative, perché coerenti con il percorso identitario del Movimento, ma che a quanto pare non sono state sufficienti né così convincenti per dare ulteriori riconferme.

Dal Governo Conte I (con la Lega) e II (con il PD), il Movimento ha collezionato diverse contraddizioni, che nemmeno le sopraccitate conquiste politiche hanno potuto scalfire nella mente degli elettori.

Il confronto con le elezioni comunali precedenti

Per capire quant’è stato pesante il tonfo del M5S alle comunali 2023, bisogna fare un rapido confronto con le amministrative precedenti, e lo facciamo in quelle città dove il Movimento a questo turno ha avuto i suoi risultati migliori, ovvero Terni e Brindisi.

Nella città pugliese, per il Movimento 5 Stelle si candidò Gianluca Serra, che ottenne il 21,3% dei voti, a sole 2,4 lunghezze di distanze dal candidato di centrosinistra Riccardo Rossi.

Nelle recenti amministrative la percentuale di consensi ottenuta è stata di solo il 5%.

A Terni, il candidato M5S Thomas De Luca arrivò fino al ballottaggio, ottenendo il 25% dei consensi al primo turno e poi il 36,6% al secondo, battuto dal candidato di centrodestra Leonardo Latini (63,4%).

Alle recenti comunali, a Terni il Movimento ha ottenuto il risultato migliore di questa tornata, ovvero il 6,6%.

Alle amministrative di giugno 2022, il M5S da solo l’ha spuntata solamente nei comuni di Somma Vesuviana, Vimodrone e Mottola, mentre nella maggior parte dei territori era alleato del PD, portando però a casa risultati percentuali al di sotto del 5%. Il trend è stato confermato anche in questa tornata elettorale.

Dai governi Conte I e II alla delusione alle Comunali 2023

Dal 2018 a oggi ne sono successe di cose: il Covid, una nuova povertà causata dalla pandemia, il ruolo in Europa, il Pnrr, la guerra tra Russia e Ucraina, l’inflazione, il caro vita. Ma in questi anni è successa anche un’altra cosa: il Movimento 5 Stelle è salito al governo e ci è rimasto per ben due volte, prima con la Lega e poi con il PD, due forze politiche che aveva da sempre osteggiato.

Ha fatto politica, insomma, ma una politica esplicita, che forse ha fatto allontanare una buona parte dei suoi elettori, che al Movimento si erano accodati proprio perché accomunati dal disgusto verso la politica reale. E l’impressione finale, alla luce anche dei recenti risultati alle comunali, è proprio questa: da quando il M5S è diventata vera forza politica e non solo un megafono di perenne contestazione, è iniziato il calo dei consensi. E ora come ora, la sensazione è che l’eventuale ripresa non possa essere altro che di natura politica, più che di contestazione come fu all’inizio. “Bisogna ricostruire”, dicono alcuni candidati sindaci sconfitti, suggerendo una ricostruzione che possa ripartire proprio dall’identità di un Movimento ormai diventato Partito.