Con la chiusura delle indagini sulla scomparsa di Sara Pedri, si va verso il processo all’ex primario Saverio Tateo e la sua vice, Liliana Mereu, accusati di maltrattamenti nell’ospedale in cui la 31enne lavorava come ginecologa. Di lei non si hanno più notizie dal 4 marzo del 2021. L’ipotesi più accreditata è che possa essersi tolta la vita, gettandosi nelle acque del lago di Santa Giustina – dove gli inquirenti la cercano da quando le unità cinofile hanno fiutato delle tracce di cadavere – proprio a causa delle continue vessazioni subìte sul luogo di lavoro. Vessazioni che avevano provocato in lei un grande cambiamento, anche fisico, portandola a dimettersi.

Sara Pedri processo: si parte a novembre con l’udienza preliminare. 21 in totale le parti offese

A chiedere il rinvio a giudizio per Saverio Tateo e Liliana Mereu è stata la Procura di Trento, che dal marzo del 2021 coordina le indagini sul caso della 31enne scomparsa. Originaria di Forlì, la donna si era trasferita in Trentino per lavoro: avrebbe dovuto prendere servizio a Cles, ma, per motivi organizzativi, era stata trasferita presso l’ospedale di Santa Chiara. Qui, secondo quanto ricostruito finora, si sarebbe ritrovata ad essere oggetto di vessazioni e maltrattamenti continui da parte dei due imputati. Sarebbero 21, in totale, le parti offese – tra ginecologhe, ostetriche e infermiere dello stesso reparto – in quanto presunte vittime dei due.

Tutte – esclusa la 31enne – prenderanno parte al processo che si aprirà nei loro confronti il prossimo novembre. Dal canto loro, Tateo e Mereu si sono sempre dichiarati innocenti.

Mi hanno descritto come un mostro che non sono. Non sono aggressivo, sono solo una persona piuttosto severa. Amo il rigore perché negli ospedali il rigore è fondamentale,

aveva dichiarato l’ex direttore dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Trento. Nei prossimi 20 giorni i legali che sostengono lui e la sua vice potranno depositare memorie e documenti utili alla difesa. Poi ci sarà l’udienza preliminare.

La ricostruzione dei fatti

Dopo aver preso servizio presso il reparto guidato da Tateo, Sara era apparsa sempre più stressata. Si era recata dal medico di base a causa di un brusco dimagrimento che l’aveva colpita; un calo improvviso, che il dottore aveva rinviato proprio alla situazione vissuta sul luogo di lavoro. Per questo, dopo aver tanto sopportato, la 31enne aveva deciso di dimettersi. Era il 3 marzo del 2021 e, parlando con la sorella, aveva dichiarato di sentirsi “più leggera”, come se si fosse liberata di un peso. Il 4 marzo era scomparsa nel nulla. La sua auto, una Volkswagen T-Roc, era stata ritrovata vicino a un ponte che sovrasta il torrente Noce, che poi finisce nel lago di Santa Giustina.

Nel corso di alcune perlustrazioni dell’area le unità cinofile avevano fiutato tracce di un cadavere. Da quel momento gli inquirenti sospettano che la donna possa essersi tolta la vita gettandosi nelle acque e periodicamente – soprattutto nei periodi di bella stagione – tornano a cercare il suo corpo. Per ora le ricerche non hanno mai avuto un esito positivo. I familiari, comunque, non si arrendono.

Sarà la prima udienza, importantissima: si tratta di un altro passo verso il processo,

ha commentato la sorella Emanuela alla notizia dell’udienza preliminare fissata per novembre. Lo scorso aprile, dopo l’ennesimo buco nell’acqua delle indagini, aveva dichiarato che lei e la sua famiglia vivono “in un limbo” e che, fino a quando non sarà ristabilita la verità sulla scomparsa di Sara, non potranno tornare a vivere. L’avvio del processo potrebbe finalmente essere la luce alla fine del tunnel o almeno questa è la speranza.