Ha scatenato non poche polemiche, nelle scorse ore, il caso del bambino autistico escluso dalla comunione per paura che “disturbasse” la cerimonia nella Chiesa dell’Assunta, nel piccolo comune di Silvi, in provincia di Teramo. A raccontare la triste storia, riportando la denuncia dei genitori, era stato il Messaggero, che ora fa sapere che il piccolo sarebbe stato invitato addirittura dal Papa, nell’udienza prevista per il prossimo 17 giugno a Roma con le diocesi di Teramo e Atri, alla quale prenderanno parte migliaia di persone. Caso chiuso, quindi? Non proprio. Resta l’amarezza per l’ingiustizia vissuta dal bambino che, per colpe che non ha, non ha potuto prendere parte al sacramento insieme ai suoi coetanei.

Bambino autistico escluso dalla comunione: le scuse della Chiesa ai genitori

Avrebbe “disturbato” le prove della cerimonia organizzate da don Antonio Iosue, parroco della Chiesa dell’Assunta di Silvi, facendo cadere un cero. Per questo un bambino di 10 anni e mezzo affetto da autismo è stato escluso dalla messa della prima comunione – a cui hanno preso parte, domenica scorsa, 40 suoi coetanei -, costringendo i genitori a cambiare chiesa. Una storia di profonda ingiustizia, verificatasi in provincia di Teramo e riportata nella giornata di ieri dal Messaggero, che ha raccolto la testimonianza dei genitori del bimbo, C. Stando al loro racconto, in sostanza il parroco avrebbe proposto loro di tenere una cerimonia separata, in una cappella adiacente alla chiesa o in un giorno diverso, a cui avrebbe preso parte solo loro figlio.

Il tutto per fare in modo di non “rovinare” la celebrazione agli altri ragazzazini e ai loro invitati. Una decisione che ha scatenato le polemiche di quanti ritengono che il bimbo sia stato discriminato per colpe che non ha, essendo stato costretto a ricevere il sacramento lontano dai suoi compagni. Decisione di cui le mamme e i papà degli altri ragazzini coinvolti sarebbero stati tenuti all’oscuro, almeno fino a ieri. Una volta venuta fuori la vicenda, è stato il momento della solidarietà e delle scuse. Prima da parte di don Antonio, che ha fatto sapere ai genitori del bambino di aver agito in quel modo per “protezione”, con l’intento di tutelare il minore. Poi quelle del vescovo di Teramo e Atri, Lorenzo Leuzzi, che ha sostenuto che si è trattato di “un’incomprensione”. Nelle intenzioni del parroco, ha detto loro, c’era quella di “mettere a proprio agio piccolo e genitori”.

L’invito dal Papa il prossimo 17 giugno

Sempre il vescovo avrebbe poi invitato il bambino a partecipare all’udienza con Papa Francesco in programma per il prossimo 17 giugno a Roma. Vi prenderanno parte migliaia di persone delle diocesi di Teramo e Atri. Un gesto simbolico, fatto seguire alle scuse per quanto accaduto. E che pure non cancella le ombre sulla vicenda, l’ennesima di questo tipo, in cui un bambino, a causa delle proprie condizioni, diventa vittima di esclusione in un ambiente che, per definizione, dovrebbe accogliere tutti.

La nostra denuncia ha un solo scopo – aveva detto il papà – una cosa del genere non deve più accadere.

Lo si ripete sempre, quando storie di questo tipo avvengono, lasciando sgomenti i più. Eppure poco viene fatto e le stesse azioni si ripetono, alla fine, ferendo altre persone. Era successo, poche settimane fa, nel caso della 12enne di Foggia esclusa dal saggio finale del corso di danza perché “impacciata” a causa della sindrome di down di cui è affetta. È successo ora, nel caso del piccolo C., ritenuto “colpevole” di non riuscire a stare fermo al suo posto per il disturbo che lo caratterizza fin dalla nascita. La speranza è davvero che possa non succedere più.