Ancora oggi, molte persone faticano a comprendere perché è importante l’istruzione nonostante grandi passi avanti siano stati fatti rispetto al passato. Infatti, oggi l’istruzione non si limita più al solo saper leggere e scrivere, ma riguarda la capacità di comunicare e di comprendere il mondo che ci circonda.

È chiaro quindi che una buona istruzione non deve mirare esclusivamente a insegnare le competenze, ma deve aiutare anche ad ampliare i propri orizzonti, ad acquisire una prospettiva migliore e a sviluppare un proprio senso critico.

Quando ci si chiede perché è importante l’istruzione si dovrebbe quindi considerare questo tema come un elemento dell’evoluzione umana che si trova alla base dello sviluppo delle intere società.

Realizzare il proprio potenziale, affinare le capacità critiche e sostenere una società sviluppata sono però solo alcuni aspetti di questo tema complesso. Perché istruirsi significa anche avere maggiori opportunità per il proprio futuro, costruire una solida stabilità finanziaria e sapersi reinventare nel momento del bisogno.

Soprattutto quest’ultimo punto è diventato tristemente attuale, da quando la recente pandemia da Covid-19 è costata cara a tanti lavoratori che hanno perso il proprio posto di lavoro.

Fortunatamente, esistono numerose opportunità per acquisire nuove competenze partendo da zero. Frequentare ottimi corsi di formazione, come quelli disponibili sul sito https://www.corsi.it/, è il modo migliore per incrementare il proprio livello di istruzione. Questo inoltre consente di specializzare in svariati campi e ottenere degli attestati da inserire nel CV per poter trovare lavoro più facilmente.

L’istruzione in Italia e in Europa

Una valida risposta alla domanda “perché è importante l’istruzione?” è offerta dai dati ufficiali dell’Istituto Nazionale di Statistica, i quali ci aiutano anche a comprendere la situazione in cui versa il nostro Paese.

Secondo le indagini condotte sul tema, il livello di istruzione influisce non solo sulle prospettive di occupazione, ma anche sui livelli salariali. Infatti, secondo l’ultimo report ISTAT sui livelli di istruzione, i lavoratori tra i 25 e i 64 anni con un livello di istruzione secondaria superiore guadagnano il 29% in più rispetto ai lavoratori privi di tale formazione. Mentre chi possiede una laurea guadagna circa il doppio.

Peccato che nel 2020 solo il 20,1% degli italiani dai 25 ai 64 anni possedeva una laurea, contro il 32,8% medio registrato nell’Unione Europea.

Il nostro Paese sembra infatti procedere a un passo più lento rispetto ad altri Stati Europei. A tal proposito, il report ISTAT sopracitato evidenzia come, tra il 2000 e il 2021 il livello di istruzione italiano sia aumentato a un ritmo più lento rispetto alla media dei Paesi dell’Ocse. In particolare, nel 2021 i laureati in Italia erano il 20%, la metà della media dei Paesi dell’Ocse (41%).

Va anche precisato che l’apprezzamento del mercato del lavoro varia molto a seconda del campo di studi prescelto e che le cosiddette lauree STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) sono scelte da solo il 24,9% dei laureati italiani che hanno dai 25 ai 34 anni.

Perché è importante l’istruzione e la formazione continua?

Se da un lato, l’istruzione ha un’importanza fondamentale soprattutto per costruire il futuro dei più piccoli, dall’altro lato, i giovani e le persone di mezza età hanno il diritto di svolgere un lavoro che li faccia sentire realizzati.

A quanto pare, però, la ricerca di un impiego che valorizzi i lavoratori non sembra essere una priorità nel nostro Paese, tant’è che i dati evidenziano un triste aumento dell’insoddisfazione lavorativa anche in Italia.

Secondo gli esperti, il fattore che consentirebbe di incrementare la soddisfazione sul lavoro passa dall’istruzione e, soprattutto, dal lifelong learning. Si tratta della cosiddetta formazione continua che consente di migliorare le proprie competenze ed essere attrattivi per il mercato del lavoro.

Anche in questo ambito, il report ISTAT sopracitato aiuta a comprendere la situazione Italiana e restituisce uno scenario interessante: “Nel 2020, la partecipazione in Italia al lifelong learning è minima tra i disoccupati e massima tra gli occupati (4,4% verso 7,6%,) mentre nel resto d’Europa è massima tra i disoccupati (10,5% rispetto a 9,5% degli occupati nella UE)”.

Emerge chiaramente, quindi, quanto gli italiani già occupati investano nella propria istruzione e nella formazione continua, grazie alla partecipazione a corsi di specializzazione spesso mirati su competenze necessarie per la propria carriera. È il caso del lavoratore che desidera aumentare la propria specializzazione o che acquisisce dei nuovi titoli di studio per cambiare lavoro.

Al contrario, sembra che le persone inoccupate fatichino ancora a comprendere l’importanza di frequentare dei corsi che gli permettano di sviluppare delle competenze per ricollocarsi con successo sul mercato del lavoro.