Aumenti stipendi dovuti al taglio del cuneo fiscale 2023, non tutte le categorie lavorative ne beneficeranno nelle buste paghe delle mensilità da luglio a settembre prossimi. Alcuni lavoratori, tra cui tutti gli autonomi, ad esempio, rimarranno esclusi dalla misura introdotta dal decreto “Lavoro” del governo Meloni pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 4 maggio. Lo sconto contributivo, in analogia con quello già in vigore grazie alla legge di Bilancio 2023, consente ai lavoratori dipendenti di aumentare la percentuale di bonus sui contributi versati in busta paga a proprio carico, corrispondenti al 9,19% dello stipendio lordo.
Per effetto del nuovo taglio del cuneo fiscale, nel 2023 i percettori di redditi lordi da lavoro alle dipendenze fino a 1.923 euro lordi beneficiano del 3% di sconto sulle buste paga da gennaio a giugno e del 7% su quelle da luglio a dicembre. Chi, invece, percepisce da 1.923 a 2.692 euro lordi mensili, ha una sforbiciata dei contributi previdenziali a proprio carico del 2% per le buste paga da gennaio a giugno e del 6% per i cedolini da luglio a dicembre 2023.
Aumenti stipendi cuneo fiscale, per chi lo sconto e chi rimane escluso
Degli aumenti degli stipendi netti dovuti al taglio del cuneo fiscale del 2023 non ne beneficerà tutta la platea dei lavoratori italiani. Infatti, la misura è a vantaggio dei lavoratori dipendenti dei settori privati e del pubblico impiego. Ma, per specifici lavoratori, è necessario verificare la tipologia di contratto di assunzione. Ad esempio, sono esclusi dal bonus contributivo tutti i colf, le badanti e le babysitter. In generale, tutti i lavoratori domestici non beneficiano della riduzione contributiva in partenza dal 1° luglio 2023. Per queste categorie lavorative, l’esclusione opera già da due anni, cioè dal primo taglio del cuneo fiscale introdotto dal governo Draghi a gennaio 2022 per una percentuale di sconto pari allo 0,8 per cento.
Peraltro, assieme ai lavoratori domestici non godranno di un’altra norma, contenente l’innalzamento della soglia di deducibilità dei contributi versati, le famiglie datrici di lavoro che hanno al proprio servizio colf, badanti e babysitter. Nelle bozze che circolavano prima dell’approvazione del decreto “Lavoro” era inserita una norma ad hoc per l’aumento a 3.000 euro della soglia di deducibilità dei contributi versati dalle famiglie ai collaboratori domestici. Sparita la norma dal testo definitivo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, i contributi rimangono deducibili fino al tetto di 1.549,37 euro.
Colf, badanti e domestici fuori dal bonus contributivo
Sia l’esclusione degli aumenti degli stipendi dei lavoratori domestici derivanti dal taglio del cuneo fiscale che l’innalzamento della soglia di deducibilità per le famiglie rappresentano due mancate occasioni per adeguare retribuzioni e redditi di un settore già provato dall’aumento dell’inflazione. Per colf e badanti rimane l’aumento dei minimi di retribuzione derivante dal rinnovo del contratto nazionale di categoria che fissa l’incremento dei salari del 9,2 per cento a decorrere da gennaio 2023. Proprio il maggiore esborso dell’aumento degli stipendi ha messo in serie difficoltà le famiglie, soprattutto quelle di anziani, che avranno aumenti da corrispondere nei cedolini dei lavoratori domestici da 100 a 150 euro al mese, per arrivare a incrementi nell’ordine di circa 2.000 euro all’anno.
Aumenti stipendi cuneo fiscale 2023, quanto in più in busta paga?
Oltre a colf e badanti, rimangono fuori dagli aumenti degli stipendi derivanti dagli sconti contributivi tutti i lavoratori autonomi, i collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co.), e i lavoratori dipendenti sia privati che del pubblico impiego con redditi superiori alla soglia di 35.000 euro all’anno (oltre 2.692 euro mensili lordi). Gli aumenti netti delle retribuzioni corrispondono a 24 euro per chi guadagna 10.000 euro lordi all’anno (pari a 769 euro lordi al mese), mentre chi percepisce retribuzioni per 25.000 euro lordi all’anno avrà in più di aumento da luglio 51 euro netti in busta paga. Infine, i dipendenti che percepiscono 35.000 euro all’anno, avranno in busta paga 108 euro in più al mese, pari a 61 euro netti (91 euro considerando anche il 2% che già percepiscono) da gennaio 2023.