Continuano le proteste per il caro affitti da parte degli studenti universitari italiani. La coordinatrice nazionale di Udu Camilla Piredda ha spiegato a Tag24 quali saranno le prossime manifestazioni e cosa chiedono coloro che si sono uniti alla protesta che ha coinvolto tutto il Paese.
Proteste per il caro affitti, parla Piredda (Udu)
Tende nei parchi e fuori dai principali atenei italiani. Queste sono le immagini della protesta che ha coinvolto tutti gli studenti fuori sede delle università italiane: gli affitti sono troppo alti e i prezzi dovrebbero essere più bassi per permettere di vivere in una città universitaria. Abbiamo parlato con Camilla Piredda, coordinatrice nazionale di Unione degli Universitari, che ha spiegato a Tag24 quali sono i prossimi passi della protesta e cosa chiedono gli studenti italiani al governo. Nel frattempo non arrivano segnali per un incontro tra il Miur e i rappresentanti studenteschi.
Cosa proporrete come alternativa all’attuale sistema di affitti?
Tra quelle che sono le nostre proposte abbiamo chiesto una calmierazione dei prezzi attuali e la creazione di un tavolo con il ministero dell’Istruzione con una rappresentanza studentesca per affrontare il tema della crisi abitativa. Vorremmo poi riuscire ad avere un impianto di canoni concordati maggiore per la componente studentesca anche per quanto concerne gli affitti privati.
Come avete la notizia dei 660 milioni destinati dal governo?
In realtà il governo non ha stanziato 660 milioni erano fondi già previsti dal Pnrr. E’ stata semplicemente utilizzata questa somma per provare a placare le proteste e a farci credere che stessero facendo qualcosa: in verità questi fondi erano già previsti e tra l’altro abbiamo deciso di manifestare anche per la destinazione di quei fondi. Il 72% andrà a privati e solo il 28% andrà al pubblico andando ulteriormente a rafforzare il mercato privato e creando degli studentati con prezzi inaccessibili per la componente studentesca.
Qualcuno ha azzardato l’ipotesi di “fare da pendolari”. Che costi avrebbe questa scelta?
Oggi la vita da pendolare non costa quanto un affitto. Certo è che c’è gente che arriva a pagare oltre cento euro per un abbonamento mensile per potersi spostare con i mezzi pubblici in Italia, non tutti i centri urbani nel nostro Paese sono collegati. Penso banalmente a chi abita nelle aree più interne e non ha mezzi che possano portare al luogo di studio: nella maggior parte dei casi s’impiegano auto private perché il trasporto pubblico non ti da possibilità di arrivare dove studi. I più fortunati possono permettersi di poter prendere un treno, ciò non toglie che il tempo passato nei mezzi pubblici toglie moltissimo tempo allo studio andando peraltro a ledere il percorso universitario e portando ad adottare stili di vita insostenibili.
Quali saranno i prossimi passi della protesta?
Manterremo le tende nella maggior parte degli atenei italiani fino al 19 maggio. In quella data ci sarà l’inaugurazione dell’anno accademico di Verona dove sarà presente la ministra Bernini: l’aspetteremo lì nella speranza che decida finalmente di incontrarci e di rispondere alla lettera che le abbiamo mandato la settimana scorsa.
Dal Miur ci sono passi in avanti per il tavolo con la componente studentesca?
Assolutamente no. La componente studentesca non è stata ancora coinvolta in nessun tavolo e non ci è stato chiesto di essere parte attiva dei tavoli dove si discute di crisi abitative. Non siamo stupiti: è da anni che parlano delle nostre condizioni senza coinvolgerci.