Crisi Argentina ancora nel vivo, dopo gli ultimi dati sul tasso di inflazione di aprile 2023, che hanno stabilito un nuovo record, dopo quelli dei due mesi precedenti, con tassi che hanno superato i dati del 1991. Secondo il Ministro delle Finanze brasiliano Fernando Haddad, il coinvolgimento del Fondo Monetario Internazionale, insieme alla cooperazione di Brasile e Stati Uniti, potrebbe rappresentare una soluzione efficace per la nazione. Inoltre, il Presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, che recentemente ha incontrato a Brasilia il Presidente argentino Alberto Fernández, parteciperà al prossimo incontro del G7, che si terrà dal 19 al 21 maggio a Hiroshima, per discutere della situazione del Paese.
Crisi Argentina: l’inflazione fa paura (e continua a crescere)
Il panorama economico argentino è attualmente contraddistinto da una crisi profonda, con un tasso di inflazione che ha superato il 100% e il peso del debito con il FMI che incombe. In un anno caratterizzato da elezioni presidenziali e parlamentari, l’inflazione ha raggiunto un picco del 102,5% a febbraio, un fenomeno che non si verificava dal 1991, per poi macinare nuovi record negativi nei mesi successivi, salire al 104,3% a marzo e al 108,8% ad aprile. Questo aumento dei prezzi rappresenta un duro colpo per i lavoratori dipendenti e per le fasce di popolazione più povere, erodendo il potere d’acquisto dei salari e dei sussidi.
Crisi Argentina peggio del 2001
Analizzando il contesto sociale in Argentina, questo risulta attualmente più fragile rispetto a quello del gran default del 2001, anno in cui si bloccarono i conti correnti e il peso fu svalutato del 70%. Oggi, la povertà affligge quasi la metà della popolazione, con il 43% di persone in condizioni di indigenza. Secondo gli ultimi dati UNICEF, due terzi dei bambini risultano essere poveri.
Un altro problema emergente in Argentina è la tossicodipendenza, soprattutto tra i giovani, e la violenza legata al narcotraffico, che in situazioni di povertà è solita dilagare.
Elezioni Argentina tra 5 mesi: è già noto chi (non) vincerà
L’attuale scenario politico, con elezioni presidenziali previste tra cinque mesi, presenta sfide significative. Il citato considerevole aumento dell’inflazione sta mettendo ulteriori pressioni sull’amministrazione del Presidente Alberto Fernández (che non si ricandiderà). Il governo sta lavorando su un insieme di misure per affrontare la situazione, con l’obiettivo di prevenire una drastica svalutazione prima delle elezioni.
Le previsioni elettorali non sono favorevoli per l’attuale governo, con la vicepresidente Cristina Fernandez de Kirchner recentemente condannata per corruzione. Sergio Massa, attuale ministro dell’Economia, potrebbe essere una soluzione, ma avrà bisogno di trovare soluzioni efficaci in poco tempo per avere possibilità di successo elettorale.
Misure anti-crisi: aumento tassi interesse e cancellazione dazi import
Tra le possibili misure per mitigare la crisi, si prevede un aumento dei tassi d’interesse del 6%, dando alla Banca Centrale dell’Argentina un maggiore controllo sul mercato valutario. Inoltre, il governo potrebbe eliminare i dazi sulle importazioni di prodotti alimentari per contenere l’aumento dei prezzi e offrire finanziamenti a tassi inferiori a quelli di mercato per gli acquisti a credito di prodotti nazionali.
Tuttavia, il recente accordo stipulato tra la Banca Centrale Argentina e la Banca Popolare Cinese per utilizzare lo yuan nelle transazioni commerciali, ha portato a un calo del peso argentino del 7,3% secondo il cambio ufficiale (sul mercato nero il calo sarebbe però più del doppio). Questo sta alimentando la diffidenza nei confronti della moneta nazionale e portando la popolazione a comprare dollari.
Massa, nel tentativo di mitigare la crisi, pianifica un viaggio a Pechino alla fine del mese per negoziare un uso più ampio dello yuan nei pagamenti commerciali e spera in un anticipo dei prestiti concessi dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) tra il 2018 e il 2019. Tuttavia, la possibilità che quest’ultimo obiettivo venga raggiunto è incerta, e il rischio di un decimo default nella storia dell’Argentina sembra essere sempre più vicino (l’ultimo risale al 2020, poco tempo fa).
Crisi Argentina: nello scenario politico emerge l’estremista Javier Milei
Questo contesto sta mettendo in luce la necessità di soluzioni radicali, con proposte come l’eliminazione della banca centrale e l’adozione del dollaro. Sono idee partorite dalla mente di Javier Milei, leader di un partito di estrema destra, che si sta facendo largo approfittando dell’enorme incertezza e sfiducia politica da parte degli argentini. Si tratta di un negazionista del cambiamento climatico, contro l’aborto, strenuo difensore delle armi e della liberalizzazione delle droghe. Al tempo stesso è favorevole anche ai matrimoni omosessuali, ma politicamente è vicino alle idee di Bolsonaro e Trump. Sa esattamente come intercettare la rabbia delle persone e convertirla in possibili voti: insomma, un film già visto.