Carlo Calenda, leader di Azione, ha preso parte questa mattina al filo diretto di Radio Radicale. Il Senatore, infatti, ha potuto rispondere alle domande degli ascoltatori della storica emittente radiofonica. Prima di concedersi ai quesiti da casa ha avuto modo di esprimere un giudizio sull’operato del governo in relazione ai progetti attualmente in essere:
La linea di politica estera della Meloni la condividiamo: l’Italia ha dato un bell’esempio di unità perché tutti dall’opposizione, tranne Giuseppe Conte, siamo contenti della linea di continuità. Poi su altro: PNRR, riforme, sanità, siamo in grande ritardo. Su questo vigileremo e se faranno cose buone – tipo taglio cuneo fiscale – non avremo problemi a dirlo.
Calenda, Italia Viva e Più Europa: addio al partito unico
Si è poi tornati sul tema del partito unico centrista e liberale di base riformista. Un polo repubblicano che Carlo Calenda sogna di fondare ma senza mai trovare – a detta sua – il giusto interlocutore. Il progetto è finito male prima con Più Europa – la cui federazione è venuta meno poco prima delle elezioni politiche dello scorso settembre – poi con Italia Viva con cui nelle settimane addietro c’è stata una vera e propria rottura. Renzi e Calenda si sono incolpati – e continuano a farlo – l’uno con l’altro. Il Senatore di Azione, a Radio Radicale, ha detto: “Con Più Europa dipende da cosa vogliono fare. Alle politiche abbiamo preso due strade diverse perché non eravamo d’accordo con l’ostinazione con Letta“.
Poi sui rapporti con Italia Viva ha assicurato che: “Continueremo a lavorare in Parlamento con i gruppi di Camera e Senato. Abbiamo dovuto fare i conti con il fatto che Matteo Renzi non vuole il partito unico ma vuole tenere Italia Viva. Amen, cosa possiamo fare? Con Italia Viva e Più Europa continueremo a lavorare ma come partiti differenti e non unico. Non lo vogliono fare. Sarà così anche in vista delle elezioni europee”.
Nessun rientro in politica, in vista delle europee, da parte di Carlo Cottarelli. L’economista, senatore dimissionario, ha deciso di dire già addio ammettendo di non trovarsi a suo agio nel ruolo. Prima del suo annuncio erano circolate le voci di un suo ingresso in Azione ma poi, come ha spiegato lui stesso, l’addio al Partito Democratico si è rivelato un addio alla politica tout court. Così, sul tema, Calenda: “Carlo Cottarelli Si è tirato fuori, lo ha detto lui stesso. Ha fatto una decisione di vita, non vuole più fare politica”.
“Non sono un rottamatore”
Le difficoltà di Carlo Calenda a costruire un progetto politico continuativo lo hanno portato, sovente, a subire critiche nel suo approccio. Ma il Senatore si difende e respinge l’etichetta di rottamatore che apparteneva, non a caso, a Matteo Renzi. Le sue parole: “Non ho nessuna intenzione di rottamare nessuno anzi, come spesso dico, in Italia ci vorrebbe una coesione nell’area popolare, liberale e riformista. Penso sia giusto esisti un grande partito social-democratico, che è il Partito Democratico, ma ne servirebbe pure uno liberale e popolare. Non è che non voglio andare con nessuno, ma serve dare un senso alla politica in termini di coerenza di programmi”. E ancora: “Io ero nel Partito Democratico che pensavo fosse un argine al populismo poi, alleandosi con il Movimento 5 Stelle, sono andato via. Io ho sempre cercato alleati e ci proverò. Come ho fatto, prima che con Renzi, con Enrico Letta che mi parlava di continuità con il modello Draghi ma poi, contraddicendosi, faceva accordi con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Se finirò io rottamato vuol dire che avrò fallito e tornerò al mio vecchio lavoro. Io ci sto provando fin dalla nascita a fare un partito unico, ma non posso obbligare nessuno”.