Sciopero 26 maggio 2023: treni, trasporti, scuola. Venerdì 26 maggio sarà una giornata da bollino nero a causa dello sciopero nazionale proclamato da FISI (Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali) e USB (Unione sindacati di base), del personale di tutte le categorie, pubbliche e private con l’esclusione del trasporto aereo. A comunicarlo è il portale del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
Ad affiancare la manifestazione anche il settore audiovisivo: la Rai ha infatti annunciato una giornata di sciopero a livello nazionale per tutti i dipendenti del gruppo e la programmazione potrebbe subire delle modifiche.
Sciopero 26 maggio 2023: treni, trasporti, scuola
Lo sciopero, di 24 ore, potrebbe causare disagi nei trasporti. In particolare a Milano a rischio Atm, quindi bus, metro e tram (con fasce orarie ancora da comunicare). E per la Lombardia Trenord, così come Trenitalia per treni a lunga percorrenza. In particolare per il settore ferroviario l’astensione dal lavoro dovrebbe avvenire dalla 9 alle 17.
Scuola
Il 26 maggio le lezioni saranno a rischio per lo sciopero generale proclamato da USB e che coinvolgerà anche la scuola. Il grido d’allarme:
“Negli anni abbiamo assistito a continui tagli al personale e all’aumento del numero di alunni nelle classi. Le mansioni, i carichi di lavoro, le responsabilità sono cresciute a dismisura, a fronte di rinnovi contrattuali con aumenti di salario al limite della beffa. Sono state istituite nuove figure che nulla hanno a che vedere con la professionalità dei docenti. L’obiettivo, costantemente perseguito, è stata la creazione di figure di staff fedeli al DS. Abbiamo assistito inoltre a un lavoro nascosto teso al costante svilimento della figura del lavoratore della scuola da parte delle istituzioni e dei media”.
L’Usb Scuola si pone anche contro le nuove figure introdotte dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: il tutor e l’orientatore.
Secondo il sindacato sono “figure imposte da un ministero che vuole sempre svilire il ruolo e la professionalità dei docenti, senza nessuna certezza economica o consapevolezza delle ore di lavoro”.