È stato tratto in arresto, nelle scorse ore, il presunto colpevole dell’omicidio di Reggio Calabria, che lo scorso 11 maggio ha strappato alla vita il 29enne Antonio Morelli. Fin da subito gli inquirenti si erano messi sulle sue tracce; dopo giorni di ricerche lo avrebbero rintracciato a casa di un conoscente a Catanzaro. Si tratta del cognato della vittima, Damiano Bevilacqua, ed è accusato di omicidio volontario.

Omicidio Reggio Calabria: arrestato il cognato della vittima

I fatti risalgono all’11 maggio scorso. Antonio Morelli, 29 anni, si era recato in compagnia del fratello a casa di sua sorella e del cognato – nel rione Marconi di Reggio Calabria – per cercare di chiarire un litigio nato tra i coniugi nel corso della mattinata. Secondo quanto ricostruito finora, i presenti avrebbero iniziato a discutere violentemente. A quel punto, arrabbiato, Damiano Bevilacqua avrebbe afferrato una pistola di sua proprietà, sparando un colpo contro il fratello della moglie. Mentre la vittima veniva accompagnata in ospedale, il killer si era dato alla fuga. A causa delle gravi ferite riportate in seguito all’aggressione, Morelli era morto, nonostante il tentativo dei medici di salvarlo.

Alla notizia del suo decesso il fratello, sconvolto, aveva avuto un incidente sulla rampa di scale dell’ospedale ed era stato a sua volta ricoverato. Gli inquirenti, intanto, si erano messi sulle tracce del presunto colpevole. L’avrebbero rintracciato e arrestato, dopo giorni di ricerche, a casa di un conoscente di etnia rom ad Aranceto di Catanzaro. Accompagnato in caserma, dovrà ora rispondere dell’accusa di omicidio volontario. È quasi certo che il suo gesto sia da rimandare a motivi familiari-sentimentali, come era stato ipotizzato già in un primo momento.

Arrestato un adolescente per la morte del 17enne nel Trevigiano

A morire in seguito ad una lite, l’11 maggio scorso, era stato anche Aymen Adda Benameur. Stando alle ricostruzioni degli inquirenti, il ragazzo, 17enne, sarebbe stato accoltellato al ventre per futili motivi. Il principale sospettato dell’omicidio è un ragazzo appena maggiorenne di nome Elia Fiorindi. I carabinieri lo hanno tratto in arresto negli scorsi giorni dopo aver interrogato lui e altri due adolescenti, fermati mentre si nascondevano nel giardino di un hotel a poche centinaia di metri dal luogo del delitto. Stando alle sue parole, dietro all’omicidio ci sarebbe un conflitto legato alla compravendita di alcune sostanze stupefacenti.

A confermarlo sono stati anche gli investigatori che lavorano al caso che, a pochi passi dalla scena del crimine, avrebbero rinvenuto, insieme al coltello da cucina presumibilmente usato dal killer, anche un panetto di hashsish di mezzo etto, diversi involucri di droga e 240 euro in contanti. Secondo questa versione, Fiorindi sarebbe partito in autobus da Treviso per consegnare della droga alla vittima e a due suoi amici. Nel corso dell’acquisto, tra lui e Aymen, rimasti soli, sarebbe scoppiata una lite, al termine della quale il pusher avrebbe colpito il 17enne. Gli amici avrebbero provato a soccorrerlo, ma senza successo.

Chi lo conosceva lo ha descritto come un ragazzo tranquillo e “sempre sorridente”.

Aveva sempre fretta di uscire con i suoi amici. Oggi mi ha detto: ‘Esco un po’. Io ero a letto e mi hanno chiamato per dirmi che mio figlio era stato accoltellato. Non ho capito, non ci volevo credere, poi sono arrivato qui e l’ho visto,

aveva dichiarato il padre, ancora sconvolto per l’accaduto, subito dopo i fatti. Il figlio è stato strappato alla vita in via Don Minzoni, a pochi passi dalla chiesa di Varago e dall’abitazione in cui il giovane viveva con la sua famiglia. Per questo i genitori erano stati tra i primi ad arrivare sulla scena, trovando il ragazzo privo di vita.