L’aumento dell’affitto non è una questione semplice, anzi molto delicata specie considerando l’aumento dei costi di produzione, l’inflazione, i cambiamenti del mercato e così via. Insomma, tante condizioni che minano il benessere delle persone. Sono moltissime le domande ricevute dai lettori che sollevano il problema dell’aumento del canone di locazione, ma soprattutto, interessa sapere: “Quando e come il proprietario può farlo”.

Fortunatamente, la normativa prevede le condizioni in cui il proprietario può procedere all’aumento della pigione, quindi situazioni limitate e regolamentate dalla legge. In questo articolo, esploreremo le principali motivazioni che portano all’aumento del fitto.

Aumento affitto: cosa faccio?

Il proprietario per legge deve giustificare l’aumento dell’affitto. Un dei casi più comuni di aumento della pigione è legato alla scadenza del contratto o proroga (se prevista nell’atto).

 Dunque, il proprietario non può aumentare il canone di locazione, se manca una valida circostanza, ciò significa che per l’intero periodo indicato dal contratto, l’affitto non può essere aumentato. Se presente un accordo tra le parti non riportato nel contratto, questo è nullo a tutti gli effetti di legge.

A fare chiarezza, in merito a questo principio, la giurisprudenza che in più occasioni ha spiegato la presenza dell’illegittimità di aumenti o maggiorazioni del fitto, rispetto a quanto esplicitamente indicato nel contratto di locazione.

In altre parole, l’inquilino può rifiutarsi di pagare la maggiorazione richiesta anche in presenza di una variazione annotata presso l’Amministrazione finanziaria o patto in “nero”, se non è stata preventivamente indicata all‘atto della stipula del contratto di locazione.  

La vera eccezione alla regola è data dall’aumento del fitto dovuto all’adeguamento dell’indice ISTAT. Una condizione che porta l’inquilino a versare più soldi per la pigione, senza riconoscere un vero aumento. Tuttavia, anche in questo caso nel contratto deve risultare la clausola legata a quest’ultima condizione.

Quando si può passare alla cedola secca?

Se sopraggiunge la scadenza del contratta di locazione, proprietario e inquilino possono concordare una maggiorazione sull’affitto. Una condizione che può essere avvallata dalla presenza di un nuovo contratto di locazione o rinnovo dello stesso. La legge non impedisce che alla scadenza del contratto le parti stipulino un nuovo atto con un canone più alto.

Il proprietario può richiedere la maggiorazione sulla pigione anche prorogando il contratto, se registrato all’Agenzia delle Entrate. Oltretutto, questa condizione può verificarsi solo in presenza del secondo rinnovo, poiché il primo avviene in modalità automatica.

In presenza di proroga, se il proprietario comunica all’inquilino l’intenzione di voler rinunciare all’adeguamento del fitto, può utilizzare il regime della cedola secca con l’applicazione di una aliquota del 10 percento o del 21 per cento.  

 Si può aumentare l’affitto prima della scadenza del contratto

No. Il proprietari non può richiedere una maggiorazione sull’affitto, se il contratto non è scaduto. Nessuna variazione può essere concordata fino al 1° rinnovo. Il proprietario può richiedere l’aumento dell’affitto con la risoluzione del contratto correlata dalla stipula di un nuovo contratto di locazione.

In sostanza, l’inquilino non può subire l’aumento della pigione, ma si tratta di una condizione seguita da un evento, solitamente quello dei termini del contratto. Per questo motivo, l’inquilino deve versare l’importo dell’affitto concordato in sede di stipula del contratto di locazione per l’intero periodo, in base alla scadenza concordata, come ad esempio 8 o 5 anni di locazione.

È possibile accettare la maggiorazione sull’affitto con il rifacimento del contratto una condizione legata alla prima scadenza relativa al contratto di locazione.

In conclusione, il proprietario può aumentare l’affitto, se sussistono alcune circostanze previste dalla normativa vigente. In ogni caso, l’inquilino può richiedere maggiori dettagli per la propria situazione alle associazioni di categoria.