Queer family Murgia: la scrittrice parla di altri dettagli riguardo la sua vita privata. Dalla notizia del tumore di pochi giorni fa, sono state tante le parole di affetto pubblico da parte dei fan, dei politici e dei personaggi di spettacolo per Michela Murgia. Ora l’autrice continua a far sentire la sua presenza tra o sostenitori di sempre e coloro che l’hanno da poco apprezzata e conosciuta.
Oggi parla sui social della sua queer family e della relazione che ha con le persone più vicine a lei in questo momento della sua vita.
Queer family Murgia: decostruire i ruoli
Michela Murgia appena da una settimana ha rivelato di avere un tumore al quarto stadio e che non le rimane molto tempo ancora per vivere.
Ha preso decisioni molto importanti, scritto un nuovo romanzo e dedicato il suo impegno a svariate attività. Adesso accanto a lei c’è una famiglia non definita con termini convenzionali. Murgia mette i ruoli da parte e vive accanto alle persone che l’hanno fatta stare bene tra aiuto, amore e sostegno reci proco.
Ne parla così Murgia:
“I ruoli sono maschere che i sentimenti indossano quando e se servono, altrimenti meglio mai. Usare categorie del linguaggio alternative permette inclusione, supera la performance dei titoli legali, limita dinamiche di possesso, moltiplica le energie amorose e le fa fluire”.
Michela Murgia e il sesso: come funziona? Lei risponde
Il messaggio è stato recepito ma in pochi comprendono nel completo quali sarebbero le dinamiche della queer family di Michela Murgia. Tra i tanti commenti compare un “Chi sc*pa con chi?”
L’autrice scrive:
“Questa domanda compare in decine di messaggi che mi sono arrivati dopo il post sulla queer family. Potrei dire che il desiderio è personale e ciascuno nel mondo lo vive come e con chi vuole in ogni situazione, compreso chi ha una famiglia tradizionale. Invece la domanda merita una risposta articolata, perché rivela il meccanismo di iper-sessualizzazione che si innesca ogni volta che parliamo di organizzazione dei rapporti in modo ‘non tradizionale’. Perché sessualizziamo così tanto le famiglie non tradizionali e romanticizziamo quelle binarie? Perché legittimare un solo modello implica proprio questo: indurci a pensare che le cose in quella cornice avvengano in modo ‘normale’ e che tutte le altre situazioni siano luoghi senza regole, dove si praticano stravizi sessuali in una specie di orgia permanente e instabile”.
L’autrice si rivela stanca di queste dinamiche e schemi di pensiero. Anche le famiglie queer hanno altri principi oltre quelli prettamente legati al piacere sessuale. Murgia continua così il suo discorso:
“Vi svelo un segreto: esattamente come tutte le famiglie, una famiglia queer è un posto dove si organizza la responsabilità reciproca, non le sc*pate. Ho trovato casa, per le rate un modo troveremo, organizziamo il lavoro, curiamo le fragilità, ritira la tintoria, bagna le piante, ho preso gli agretti per la cena insieme di domani, mamma ti manda il panettone, non preoccuparti di questo, chiama l’idraulico, ci penso io, ci pensiamo noi. Nessun ‘ti amo’ varrà mai quanto un ‘ci penso io’ “
Michela Murgia: “Non si esercita la proprietà sulle persone”
Spiega ancora meglio Michela Murgia il concetto di proprietà e il come vengono gestiti i rapporti nel suo caso specifico:
“Dentro a questa dinamica ci sono rapporti che visti da fuori appaiono tradizionali e dentro alla famiglia queer si aprono, rivelando potenzialità enormi. La proprietà non si esercita sulle persone. Per chi arriva in questo sistema non è sempre facile”.
Rilascia nel suo post, in seguito, un aneddoto:
“Una volta iniziai a uscire con un uomo che certamente non aveva la queerness in testa ed era molto destabilizzato da noi. Chiesi a mio figlio ‘tu non sei preoccupato che quest’uomo richieda molto e sappia dare solo dentro quello schema?’ Mi disse: ‘Tu sei mia, io sono tuo e lui è nostro: come posso essere preoccupato?’. Aveva vent’anni e già tutti gli aggettivi esatti: sembrano possessivi, sono moltiplicativi”.