Se non è il Parlamento, sono i cittadini. Meloni è sicura e prepara già i suoi a un probabile referendum sulle Riforme costituzionali. Sul piatto la premier getta una riforma che vuole essere presidenzialista. Discussioni ci sono state tra Governo e opposizioni, ma a quanto pare solo il Terzo polo, con Calenda e Renzi, è disposto a una elezione diretta del Presidente del Consiglio (Renzi sogna sempre il Sindaco d’Italia). Ma non è ben chiaro se Meloni & co preferiscano l’elezioni diretta del Capo dello Stato, in stile francese, o del premier, come avviene per i governatori e i sindaci.

Durante gli incontri avvenuti il 9 maggio, il Governo ha ricevuto sostanzialmente chiusure in faccia da parte dell’Opposizione. Sia come sia, è molto probabile che Giorgia Meloni vada per la sua strada, senza troppo dar retta ai partiti di minoranza che stanno su un altro pianeta. La battaglia sarà in Parlamento e, visto che la nostra Costituzione è rigida e per cambiarla serve una legge ad hoc con doppio passaggio in Camera e Senato, i risultati si potrebbero vedere anche tra un anno.

Riforme, Meloni: “Chiederemo un referendum”

Per il referendum, tutto dipenderà dai numeri che il Governo ottiene nelle votazioni. Altrimenti la palla passerà ai cittadini, che spesso per le riforme costituzionali puniscono i governi. Così Giorgia Meloni, dal palco di chiusura della campagna elettorale a Brescia, torna sul tema.

“Se il Parlamento non vorrà approvare con i numeri che servono una riforma” costituzionale “sarà ai cittadini che lo chiederemo con il referendum“.

“L’altra potentissima riforma che vogliamo fare è la riforma costituzionale. Vi diranno che non è una priorità quelli che sono stati al governo coi giochi di palazzo, perché hanno paura di una riforma che rimette la scelta dei cittadini al centro delle dinamiche: governi stabili che durano 5 anni, e governi scelti dai cittadini che così decidono le politiche che si portano avanti. Una riforma economicamente importante perché rimetterà l’Italia esattamente nella posizione che merita”.

Per evitare il referendum il Parlamento dovrà votare nella seconda votazione (sia in Camera che Senato) con una maggioranza di due terzi dei componenti. Altrimenti la riforma sarà gettata in pasto ai cittadini (che si esprimeranno con il referendum).