Un nuovo Master di II livello denominato “DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO: IL MODELLO BIOPSICOSOCIALE” inizierà ad agosto all’Unicusano. Un master di secondo livello, che sarà dedicato a tutti i laureati in psicologia, scienze della formazione e medicina e che avrà obiettivo imparare a leggere i segni ed i segnali del bambino in modo diverso. Il master sarà seguito da docenti di primissimo livello, come il professor Michele Zappella, psichiatra e uno dei padri della neuropsichiatria, il professor Aldo Grauso, psicologo dello sport e della nazionale italiana di calcio, la professoressa Valentina Lunardini e la Prof.ssa Anna Rosa Porfilio, psicologa, psicoterapeuta e psicanalista infantile, nonché giudice onorario del tribunale minorile civile e penale.
Master di II livello denominato “DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO: IL MODELLO BIOPSICOSOCIALE”, le parole dei professori
Tanto l’entusiasmo da parte dei professori, per questo nuovo corso che prenderà il via ad agosto, che hanno rilasciato delle dichiarazioni a Tag24.
Il primo a prendere la parola è stato il professor Aldo Grauso, coordinatore del master, che ha spiegato le novità di questo corso e le principali differenze con gli altri.
Si tratta di un master assolutamente innovativo nel panorama accademico nazionale, perché è un master che tratterà i problemi del neuro sviluppo, ma in una chiave bio pscicosociale. Per la prima volta si espande la problematica del neuro sviluppo a fattori che sono sia neurologici, ma soprattutto psicologici, aiutando anche le famiglie ad intervenire nelle problematiche che ci sono. I vari master attualmente in uso, purtroppo, hanno soltanto un’impronta neuropsicologica dove si ha poco a che fare con la problematica psicologica vera e propria, quindi quella dell’intervento della famiglia nella problematica.
Successivamente la professoressa Valentina Lunardini ha parlato di quelli che sono gli obiettivi del corso.
L’obiettivo del master è di ampliare le competenze nella parte clinica, ossia la parte più importante del nostro lavoro. L’obiettivo, infatti, è quello di leggere segni e segnali del bambino con un altro codice interpretativo e una chiave di lettura diversa. Quindi, non solo rifarsi a dei codici ed a delle etichette, ma di vedere il bambino nell’insieme, riferito sia nella famiglia che nella scuola.
Il professor Michele Zappella ha spiegato l’importanza di aver il miglior approccio, sia con il bambino che con la famiglia, per poter effettuare la diagnosi giusta.
La peculiarità di questo percorso è quella di trattare il bambino come una persona e di avere un rapporto di alleanza con lui e con la sua famiglia. Un compito che, a mio avviso, è fondamentale per fare una diagnosi giusta, in un contesto dove ci sono delle diagnosi molto pesanti che sono sbagliate, quindi di aiutarlo a crescere in maniera corretta sia nell’ambiente famigliare che in quello scolastico. E’ importante comunicare con le famiglie, in un modo affettuoso e che le sostenga, rivelandosi per quello che sono veramente. Molte madri sono ansiose davanti ad una diagnosi precedente di vario tipo, mentre a volte sono ansiose depresse.
Anche la Prof.ssa Anna Rosa Porfilio ha confermato l’importanza di un buon approccio con il paziente.
E’ importante osservare e studiare la relazione genitori figli e l’impatto che tutto questo ha nella psiche del bambino, quindi le difese che il bambino attua e quelle del genitore.